IL GIGANTE DEL MEDITERRANEO
Pianta molto longeva, da non confondersi con la quercia propriamente detta (quella da sughero) emblematica dell'area del Mediterraneo: senza dubbio tra le più rappresentative delle nostre latitudini, dove trova il suo clima ideale, specie sulle colline, dove spicca per la folta chioma. Chiamato anche Elce (Quercus ilex) è una quercia sempreverde e latifoglia, assai longeva (può raggiungere i 1000 anni), colore cupo e portamento arboreo, con fusto raramente dritto.
Albero alto fino a 30 m, con chioma densa e globosa, di colore verde scuro; tronco robusto, che può raggiungere e superare i due metri di diametro; rami del primo e secondo anno pubescenti.
La corteccia è grigia e quasi liscia negli esemplari giovani, grigio scuro-brunastra, con lievi screpolature in scaglie quadrangolari, negli esemplari adulti.
Le foglie sono persistenti, coriacee, sempreverdi e di forma piuttosto variabile, da ovale ad ovale lanceolata; quelle più giovani sono dentate e spinose ai margini, quelle più vecchie sono strette a margine intero, entrambe presentano la pagina superiore verde scura e quella inferiore verde più chiaro, glabra o con una lieve peluria.
I fiori maschili sono piccoli e riuniti in amenti penduli ed i femminili riuniti in infiorescenze erette a spiga.
Le ghiande sono ellissoidali, avvolte per 1/3 dalla cupola, che è ricoperta da squame brevi e chiare; maturano tra maggio e settembre.
MOLTEPLICI FORME
Oltre che nella configurazione prostrata a cespuglio ("pulvino") e facile incontrarlo, specie nei parchi, coltivato come siepe alta e - soprattutto nei boschi un tempo destinati alla produzione di legna da ardere (o da carbone) - nella formazione "a ceppaia" (ceppo o tronco tagliato alla base, da cui ricrescono due o più polloni).
Comune, nei boschi di una certa età e non sfruttati dall'uomo, anche la formazione di individui di grandi dimensioni (fustaia o bosco di piante d'alto fusto).
Curiosità forestali: le strategie di sopravvivenza
Incredibile come la Natura sappia adattarsi alle avversità: il leccio può crescere anche su un terreno sottoposto a pascolo intensivo, organizzandosi per difendersi: in questi casi, la rinnovazione del bosco (crescita di nuovi individui dal seme) passa attraverso un meccanismo di estrema difesa in cui la ramificazione e le foglie della piantina del leccio si riducono ad un arbusto (cespuglio o pulvino con foglie spinose, per tenere lontano gli animali che ne brucherebbero tutte le giovani foglioline)... solo quando poi la pianta riesce ad allargarsi, e tener lontano i "predatori", una gemma tipica dell'albero inizia a far partire la crescita verso l'alto.
Diverso è il caso in cui la pianta del leccio cresca da un seme caduto sotto la protezione di un Ginepro che agisce quasi come una "balia" preparando il terreno e creandogli quella componente organica data dalle sue stesse foglie che si depositano a terra, creando un ambiente favorevole per la germinazione della ghianda...poi copre la piantina e la protegge dall'eccessivo irraggiamento solare: così la piantina di leccio si sviluppa sotto l'ala protettrice del Ginepro, mantenendo anche la giusta umidità e schermando come una gabbia spinosa la giovane piantina dal morso degli erbivori...