Un ambito costiero di grande fascino: da punta Pala di Monti (615 m) e punta Castellaccio (828 m) si ammira da Nord ad Est un panorama di rara bellezza (la vista può spaziare da Golfo Aranci con Capo Figari e Figarolo, a Tavolara e Mortorio fino a la Cinta e lo Stagno di S.Teodoro). Con lo sguardo verso Sud–Est i monti dell’Incudina con punta Tittinosa e punta Maggiore (970 m) del Monte Nieddu degradano ripidamente verso la valle del rio Eni Tolti, che si schiude sul mare.
Descrizione generale
Il Presidio Forestale Pitrisconi e stato aperto nel 1983: i primi lavori eseguiti riguardano interventi di ricostituzione boschiva resi necessari a seguito di un incendio risalente al 1981. Circa 340 ha della superficie di cantiere sono sottoposti a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. 3267/1923, mentre tutta la superficie (pari a 585ha) ricade nell'ambito paesaggistico di Budoni–S. Teodoro e nella Riserva Naturale di Monte Nieddu ai sensi della L.R. 31/1989.
Dal punto di vista della fruizione, il cantiere forestale di Pitrisconi offre varie possibilità: è posto in un ambito costiero di grande fascino.
Storia del cantiere forestale
Trattandosi di un cantiere in "regime di occupazione temporanea ai fini della protezione dal dissesto idrogeologico" fino al 2001 la sua gestione è stata di competenza dell'Ispettorato Forestale di Nuoro; dopo tale data il cantiere è passato in gestione al neonato Ente Foreste della Sardegna, presso il Servizio Territoriale di Tempio Pausania.
La gestione passata aveva finalità soprattutto protettive, ed era volta più che altro ad assicurare una maggiore copertura forestale in aree particolarmente degradate sia per fattori di superficialità del suolo che per causa d'incendi, in modo da ridurre in modo consistente il pericolo di fenomeni di dissesto idrogeologico.
Negli anni dal 1980 al 2000 si sono pertanto intraprese, in linea con le direttive applicate anche in altri compendi forestali, azioni di rimboschimento con specie a rapido accrescimento, con l'intento prevalente di assicurare nel minor tempo possibile una copertura arborea e quindi più stabile rispetto a fattori di disturbo catastrofici.
In questo ambito sono state maggiormente utilizzate le conifere, in particolar modo i pini mediterranei (P. pinaster, P. pinea, P. halepensis) talvolta misti con Quercus suber, ma anche specie naturalizzate come il cipresso mediterraneo (Cupressus sempervirens) o esotiche come il Cedro dell'Atlante (Cedrus atlantica) o l'eucalipto rosso (Eucalyptus camaldulensis) o la Robinia pseudoacacia: queste ultime su piccole superfici e con risultati di scarso attecchimento, a favore dello sviluppo potente e rigoglioso delle specie autoctone della macchia come il Corbezzolo (Arbutus unedo) ed Erica arborea in particolare.