Prigionette, parte centrale del promontorio di Capo Caccia, rientra nel più vasto territorio del Parco Naturale Regionale di Porto Conte
LA STORIA DELLA COLONIA PENALE
Il nome (Prigionette) rimanda ai tempi in cui quest'area era Colonia Penale. La particolarità della sua natura l’ha resa poi Riserva Demaniale e quindi Parco Regionale . Nota da tempi storici per l’interesse venatorio, grazie all’abbondanza di selvaggina autoctona come pernici, lepri e conigli, e all’introduzione di daini e cinghiali, è stata affidata dagli anni alla tutela dell’Ente Foreste della Sardegna attraverso la ricostituzione degli ambienti naturali. Particolarmente importanti sono, infatti, gli interventi di diradamento della pineta – frutto di rimboschimenti passati – e di ripristino della macchia mediterranea.
Tornando un attimo alla storia: durante il periodo fascista venne istituita una colonia penale, in una propaggine di questo territorio caratterizzato da un paesaggio rurale arido e brullo e soggetto, già dalla metà dell’Ottocento, ad un intensivo e graduale piano di risanamento e di bonifica. Nel 1938 con uno specifico accordo, l’Ente Ferrarese di Colonizzazione (che sovrintendeva alle opere di bonifica, all’appoderamento dei terreni e alla loro assegnazione in proprietà ad un discreto numero di famiglie provenienti di preferenza dalla provincia di Ferrara, destinate a lavorare in Sardegna o in regioni a basso indice demografico) e Ministero di Grazia e Giustizia furono incaricati della costruzione del nuovo Penitenziario di Porto Conte. Il Ministero avrebbe avuto la concessione per vent’anni: per tutto questo tempo i detenuti avrebbero dissodato, bonificato e messo a coltura le aree marginali della Nurra sulle quali si espandeva la colonia. Trascorso il ventennio era prevista la restituzione di fabbricati ed aree bonificate alla comunità e Tramariglio sarebbe divenuto un borgo di agricoltori e pescatori. L'edificazione prevista includeva un edificio centrale e tre diramazioni, realizzazioni in scala ridotta dello stabilimento principale di Tramariglio, edifici a presidio delle localitù di Prigionette, Porticciolo e Cala del Vino. Il complesso penitenziario (1939) venne affidato al medesimo architetto Miraglia, funzionario tecnico dell’Ente Ferrarese, primo progettista anche per la borgata di Fertilia. Lo stile architettonico, e l’impostazione urbanistica denotavano l'intenzione di una futura destinazione civile degli stabili. Tuttavia negli anni post bellici la destinazione d'uso della ex colonia penale mutò, e si procedette diversamente allo smembramento del complesso penitenziario, che chiuse definitivamente nel 1962. La proprietà dell’ex colonia passò dal soppresso Ente Ferrarese all’ETFAS (Ente per la Trasformazione Fondiaria e Assistenza in Agricoltura): alcuni edifici furono venduti, altri come la monumentale sede centrale cambiarono uso (es: colonia estiva per bambini). Infine si giunge ai nostri tempi con la storia della “colonia penale agricola” che evolve in Parco: il centro di Tramariglio è diventato la sede del Parco Naturale di Porto Conte, con un nuovo modello eco-sostenibile di sviluppo del territorio.
Corpi territoriali e Foresta demaniale
Il Complesso Demaniale di Porto Conte - Prigionette è costituito da quattro corpi separati e di diverso ordine di grandezza:
Baratz (ubicato in Comune di Sassari) Punta Giglio, Capo Caccia e Monte Doglia (in Comune di Alghero).
L’intera foresta è Sito di Interesse Comunitario ed è parte del Parco Naturale Regionale di Porto Conte (LR 31/89). L’area più centrale, conosciuta come “Arca”, è Oasi permanente di protezione faunistica (LR 23/98), mentre la fascia costiera rientra nell’Area Marina Protetta di Capo Caccia e Punta Giglio (L. 979/82).
Paesaggio e Luoghi
Il paesaggio della foresta è estremamente vario, caratterizzato da imponenti falesie, strapiombanti sul mare, di cui le più spettacolari si estendono da Punta Cristallo (326 m) a Capo Caccia.
Il complesso forestale demaniale di Porto Conte è inserita in numerosi itinerari turistici e attrae durante tutto il corso dell’anno, soprattutto nel periodo estivo, un alto numero di visitatori; il complesso offre vedute panoramiche di pregio e di facile accesso, di attrezzati punti di ristoro, e di sentieri trekking. Previo assenso del personale forestale, è consentito raggiungere zone normalmente precluse per fini conservativi, come quella alle pendici del monte Timidone e parte dell’area di Cala della Barca.
INFORMAZIONI AMMINISTRATIVE
Comuni: Alghero e Sassari
Località: Prigionette (Alghero) - Telefono: 079 949060.
Superficie: 2136,3 ettari, così ripartiti: 448,9 ettari (proprietà Forestas, in comune di Alghero) - 1140,3 ettari (concessione dalla RAS per 99 anni -1125,4 ha in comune di Alghero; 14,9 ha in comune di Sassari) - 547,1 ha occupazione temporanea, in comune di Alghero.
Aspetti geopedologici:
Nelle aree di Capo Caccia e di Punta Giglio, situate agli estremi opposti dell’ampio golfo di Porto Conte, il settore costiero si caratterizza per un alternarsi di coste alte e scoscese, frastagliate da fessurazioni verticali e gradoni e tratti di costa con pendenze dolci.
Procedendo verso l’interno i lineamenti morfologici disegnano piccoli rilievi isolati, circondati da pianure più o meno estese.
L’ossatura geologica è costituita da calcari compatti, di colore bianco o cinereo.
Il promontorio di Capo Caccia costituisce infatti la porzione più meridionale della piattaforma carbonatica della Nurra, la cui emersione dal mare, terminò in concomitanza di eventi correlabili con la fase Laramica, alla fine del Cretaceo.
L’area risulta dunque costituita da un complesso litologico di natura carbonatica, rappresentato essenzialmente da suoli poco evoluti con rocciosità affiorante e pietrosità diffusa; sono comunque presenti anche terre rosse, caratterizzate da un alto contenuto in argilla.
Il lago di Baratz, è l’unico lago naturale presente nella nostra isola; distante dal mare circa un chilometro e mezzo, il lago presenta una forma irregolare e una superficie di circa 45 ha. Il reticolo idrografico del bacino risulta costituito da quattro corsi d’acqua a regime torrentizio nei quali confluiscono una serie di impluvi di minore portata. La genesi del lago, conseguente allo sbarramento, da parte di un cordone dunale, di due valli fluviali costituenti il reticolo idrografico dell’area, risale alla fine dell’ultima glaciazione. Il sistema dunale, lungo circa 900 m, risulta costituito prevalentemente da terreni sabbiosi giacenti su arenarie e delimita il lato sud del lago, dislocandosi con direzione nord-ovest/sud-est. Il lago non possiede emissari ed il ricambio idrico avviene per filtrazione delle acque attraverso il cordone dunale che separa il bacino lacustre con il litorale di Porto Ferro. Il lago è sempre stato caratterizzato da una notevole variabilità della sua profondità; ciò può essere facilmente dedotto dalla osservazione della vegetazione presente nell’area; la presenza di vegetazione acquatica lungo le rive, evidenzia lo stato di deficit idrico che caratterizza attualmente il lago di Baratz.
Aspetti vegetazionali:
Il paesaggio vegetale é molto eterogeneo e costituito da popolamenti artificiali di conifere, lembi di lecceta, macchia, garighe costiere.
Interessante da segnalare la lecceta sul mare di Punta Giglio.
La macchia é presente nei suoi diversi stadi evolutivi e climatici, dalla macchia bassa degradata alla macchia evoluta a leccio e corbezzolo.
All’Arca le formazioni di leccio vere e proprie sono ridotte; più spesso sono presenti formazioni a macchia evoluta a corbezzolo ed erica arborea. A seguito dei lavori di diradamento della pineta e di rinaturalizzazione dell’area, lentamente va ricostituendosi l’originaria macchia.
La gariga caratterizza alcune zone dell’area, con presenza di arbusti e/o suffruttici bassi a pulvino (cisto marino, rosmarino, betonica fetida, ginestra di corsica, timo, timelea, l’elicriso).
Di particolare rilevanza la gariga a Centaurea horrida ed Astragalo dragante, lungo la falesia.
La flora del lago di Baratz rispecchia prevalentemente condizioni ecologiche caratteristiche degli ambienti di acqua dolce. Conseguenza della diversità strutturale del bacino è la presenza di ambienti che differiscono per le condizioni ecologiche, legate principalmente alla disponibilità di acqua e alla natura del substrato. La presenza di una sponda sabbiosa nel versante rivolto a sud-ovest e di un versante roccioso nella parte opposta) determinano una diversa distribuzione della flora; nel versante settentrionale con deciso apporto idrico garantito dagli immissari. Nella cintura che borda il lago, contraddistinta da un suolo sabbioso di origine fluviale, sono presenti formazioni a Phragmites australis (Cannuccia di palude) e Arundo donax (canna domestica) caratterizzanti una vegetazione palustre fisionomicamente del tutto differente dalla vegetazione psammofila che caratterizza la cornice sabbiosa del lato esposto a sud-ovest.
Aspetti faunistici:
L’area è l’ambiente ideale per la vita di molte specie animali.
Nelle piane e nelle macchie residuali, ai limiti con gli incolti, vivono la pernice sarda, il coniglio selvatico e la lepre sarda.
Durante il passo sostano nella zona la tortora, il colombaccio, la beccaccia e diversi passeriformi. Sono poi presenti ungulati reintrodotti o introdotti dall’uomo nella metà degli anni ’70, tra cuii il daino, che in tempi storici popolava grandi aree della Nurra, il cavallino della Giara e l’asinello bianco dell’Asinara che qui hanno potuto ricostituire popolazioni selvatiche.
L’aspetto faunistico più interessante è la presenza del grifone (Gips fulvus ), ora in pericolo di estinzione. Tra i rapaci sono invece presenti il falco pellegrino, lo sparviere e i più comuni poiana e gheppio.
Nel buio delle grotte sulla falesia, costruiscono il nido alcune specie di uccelli marini: la berta maggiore, la berta minore e l’uccello delle tempeste.
Sul mare di Cala della Barca è inoltre possibile vedere altre specie rare del Mediterraneo quali il gabbiano corso e il marangone dal ciuffo.