La foresta è caratterizzata dalla presenza di formazioni vegetali e specie faunistiche di elevato valore naturalistico. Fra queste ultime si segnalano popolazioni di daini (Dama dama), cinghiale, volpe, gatto selvatico, martora, lepre sarda, donnola. Il complesso forestale ospita inoltre un recinto per il ripopolamento dei mufloni (Ovis ammon musimon), finalizzato alla loro reintroduzione che, in parte, è già stata attuata. Ma dal punto di vista faunistico l’elemento di maggior interesse è dato dalla presenza dell’aquila reale, il cui sito di nidificazione è localizzato nei pressi del Monte Tepilora. Non è comunque difficile avvistare il falco pellegrino, lo sparviero e la poiana.
Una piccola superficie della foresta demaniale, che si estende dai 110 m s.l.m. di Sos Nuratzolos) ai 774 m s.l.m. di Punta Piatteri, rientra all’interno del sistema istitutivo dei parchi e delle riserve naturali secondo la L.R. 31/89.
La gestione della Foresta Demaniale ricade in due distinti complessi forestali, che sono quello dell'Alta Gallura (afferente al servizio Territoriale di Tempio) e quello di Oasi Tepilora (servizio Territoriale di Nuoro).
Provincia: Nuoro, Olbia-Tempio
Comuni: Bitti, Alà dei Sardi - Superficie: 2155 ha
Morfologia
La foresta è inserita in un sistema di basse montagne dalla morfologia piuttosto accidentata e solcata da valloni profondi. Il territorio è interessato da tre brevi dorsali: quella a nord compresa fra M. Longu e Su Drumbuncu; a sud una catena mediamente più elevata culminante in P.ta Piatteri; in posizione intermedia le alture comprese fra P.ta Prammas P.ta Tepilora che dividono il territorio nelle due valli principali del Riu S’Aragone e di Badd’‘e Deremita. La morfologia dei versanti è accidentata e le aree a pendenza ridotta sono moto scarse concentrate nel settore nord-ovest (Matzicanu, Sos Nuratzolos).
Aspetti idrografici
Il Riu Orulamita segna il confine occidentale fino alla confluenza col Riu S'Aragone. Quest’ultimo percorre tutto il territorio in direzione ovest-est raccogliendo le acque del Riu Badd’‘e Deremita e di altri affluenti minori prima di immettersi nel Riu Piscamu. I tre corsi d’acqua, benchè risentano in modo marcato del regime torrentizio, hanno una portata d’acqua per tutto l’anno e riescono a sopportare una fauna ittica.
Aspetti climatici:
La caratterizzazione del clima è desunta dai dati termopluviometrici registrati dalla stazione meteorologica di Alà dei Sardi (quota 663 m s.l.m.; periodo di osservazione 1922-75; durata del periodo di osservazione 49 anni). La temperatura media annua è pari a 12,9°C, mentre la media del mese più freddo (gennaio) è di 0,6°C; la media del mese più caldo (agosto) è di 30,2°C. L’escursione termica annua è di 18,9°C; le massime e le minime assolute, registrate nei mesi di luglio e gennaio sono rispettivamente di 36,3°C e -4,6°C. Le precipitazioni seguono un regime caratterizzato da massimi invernali (dicembre-febbraio) ed autunnali (ottobre-novembre) per un totale di 1024 mm di pioggia caduta e 76 giorni piovosi l’anno. La foresta trovandosi posizionata in prossimità della costa orientale, risente dell’influenza delle masse di aria umida sciroccale che determinano le piogge nel mese di ottobre.
Aspetti vegetazionali:
Il territorio in esame ricade nella fascia fitoclimatica del Lauretum, sottozona calda per la stazioni poste a quote inferiori ai 250-300 m (anche a quote più elevate per le stazioni esposte a sud) sottozona media e fredda per le altre. A queste zone fitoclimatiche del Pavari corrisponde il cingolo del Q.ilex di Schmidt.
La formazione vegetale climax è rappresentata dalla foresta mesofila di leccio pura o con penetrazione sporadica di sughera, questa formazione dovrebbe estendersi su tutto il territorio ad esclusione delle zone più calde in cui dovrebbero comparire elementi più termofili e xerofili propri delle foreste miste delle sclerofille sempreverdi. La formazione a leccio e fillirea è la più diffusa nel territorio, si intercalano formazioni minori che rappresentano stadi regressivi come la macchia bassa a corbezzolo ed erica arborea e nelle situazioni di maggior degrado il cisto, la lavanda, fillirea angustifolia, sparzio spinoso, mirto e lentisco.
Una formazione degna di nota è quella ripariale a predominanza di ontano nero, Salis atrocinera ed oleandro. Essa trova collocazione soprattutto lungo il Riu S’Aragone dove costituisce un interessante elemento paesaggistico.
Le formazioni artificiali sono costituite da una pineta adulta di pino domestico nel cui sottobosco è in atto la successione, rappresentata attualmente da una macchia alta a corbezzolo e leccio.
Boschi di leccio
La lecceta è la formazione più diffusa, si presenta in diverse forme strutturali ed evolutive, dal ceduo matricinato fino alla macchia a leccio. Le utilizzazioni del passato hanno profondamente condizionato la struttura, il governo e la composizione di questi soprassuoli. Il governo a ceduo matricinato di leccio e ginepro applicato su vaste superfici e per decenni, ha creato una struttura biplana in cui il piano dominato è attualmente costituito dalla fillirea ad indicare la maggiore capacità pollonifera di questa specie rispetto al leccio. Questi soprassuoli presentano una variabilità di consociazioni specifiche dipendenti dalle condizioni stazionali fra le quali l'esposizione riveste un ruolo importante. Così nelle zone basse dei versanti e in quelli ad esposizione fresca, grazie alla maggiore fertilità, si ha il passaggio a strutture più evolute a dominanza quasi esclusiva di leccio e fillirea. Nei versanti ad esposizione calda predominano le specie a temperamento eliofilo e xerotermofilo.
Formazione dei cedui matricinati di leccio.
I resti delle antiche foreste sono rappresentati per la stragrande maggioranza da macchie alte dominate, per grado di copertura, dalla fillirea e secondariamente dal leccio che solitamente va a comporre un piano arboreo rado e dominante. Strutturalmente sono dei boschi biplani dove il piano dominato è costituito quasi esclusivamente da fillirea. Nei versanti più caldi la macchia mesofila di leccio, lascia penetrare altre entità eliofile, come il ginepro presente talvolta abbondante e a portamento arboreo, il corbezzolo, l’erica arborea e altre specie tipiche della macchia termoxerofila quali il lentisco, l’olivastro e il mirto.
In alcune località assume talvolta un ruolo importante nel grado di copertura la ginestra dell'Etna nel versante sud della valle sud di Badd’‘e Deremita
Boschi di sughera
Le formazioni a sughera sono dislocate essenzialmente nella parte orientale del complesso su circa 100 ettari e sono costituite da soprassuoli irregolari che per la mancanza di una sequenza regolare nella distribuzione diametrica delle piante e per la mancanza di una continuità nella rinnovazione naturale, non è possibile definire disetanei. Assieme alla sughera c’è una buona partecipazione di leccio, fillirea e corbezzolo, la rinnovazione è quasi esclusivamente agamica. Gli addetti ai lavori hanno censito 11000 piante circa sull'intera superficie della foresta con una produzione media a pianta di 10 kg.
Rimboschimenti di conifere
Derivano da impianti artificiali di pino domestico e in piccola percentuale di cipresso effettuati nel dopoguerra. La località interessata è quella di Limonalzos, su un versante esposto a sud e a quote variabili dai 200 ai 500 m s.l.m. Il portamento è in genere buono, la struttura è coetanea ed occupano in totale una superficie di 30 di ettari circa, suddivisi in due nuclei principali. La presenza di questi soprassuoli è transitoria e la funzione è quella preparatoria alla lecceta climax, successione che è in avanzata fase di attuazione vista la presenza del leccio nel piano dominato allo stato arbustivo ed arboreo.
Rimboschimenti recenti
Sono costituiti da rimboschimenti puri di latifoglie, raramente misti o di conifere. Sono stati realizzati nel 1987-88 su superfici percorse da incendi su terreno lavorato a trincea, impiegando prevalentemente sughera e leccio.