Pianta dioica (con fiori solo maschili o solo femminili) ed è un parassita su molti alberi in modo particolare su pioppi, tigli, meli, peri, aceri e biancospini. Di solito la pianta ospite non subisce danni, a meno che non ci siano troppi individui di vischio (in tal caso per si dovrà recidere il ramo infestato).
Caratterizzato da fusti legnosi contorti e fragili, con corteccia verde , sottile ed elastica che tende a fessurarsi longitudinalmente nella parte bassa del fusto e a diventare di colore più scuro. I rami sono dicotomi.
Foglie sempreverde, coriacee, obovate, carnose, oblungho-lanceolate, alla base semplicemente cuneate, con cinque nervi visibili.
Il vischio ha fiori gialli, poco appariscenti.
I frutti sono bacche sferiche, globose, verde lucida o perlacea, appiccicose e velenose.
Curiosità:
Il Vischio deve il suo nome alla sostanza viscida contenuta nelle bacche che sono tossiche per l'uomo ma non per gli uccelli i quali, dopo essersene nutriti, diffondono i semi tramite gli escrementi. Le caratteristiche medicinali del vischio erano conosciute già dai tempi di Ippocrate e Plinio.
Noto per le sue proprietà ipotensive e vasodilatatorie, antinfiammatorie, antispasmodiche e sedative, diuretiche e depurative. Di recente si sono scoperte anche le sue proprietà antitumorali, sulle quali proseguono tuttora le ricerche. Tutte le parti della pianta sono tossiche, in modo particolare le bacche, proprio per la loro capacità di attrarre i bambini. La sua tossicità dipende dall’alto contenuto in Viscumina e da altre sostanze peptidiche. L’avvelenamento da vischio ha una sintomatologia molto seria e complessa (con manifestazioni a carico sia del sistema cardiocircolatorio, di quello nervoso e dell’apparato digerente) e, sebbene raramente, può indurre il collasso circolatorio ed avere esiti fatali. Ne sono immuni i merli e i tordi che si nutrono delle bacche e contribuiscono alla loro disseminazione. Al vischio sono riconducibile leggende e tradizioni molto antiche: per le popolazioni celtiche, che lo chiamavano oloaiacet, era assieme alla quercia considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie; continua in molti paesi a essere considerato simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio.