Il giglio di mare (Pancratium maritimum) conosciuto anche come giglio marino, giglio stella, giglio di Sardegna, narciso marino, pancrazio, pancrazio marino, giglio pancrazio, tuberosa di mare...è una bulbosa della famiglia delle Amaryllidaceae, che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi del Mar Mediterraneo, del Mar Tirreno, Mare Adriatico e del Mar Nero. Può essere anche coltivato come pianta ornamentale. L’ampia diffusione si rispecchia nella moltitudine di nomi con cui questa specie è conosciuta, spesso una semplice traduzione, altrove con nomi popolari propri.
Il bulbo del P. maritimum può raggiungere i dieci centimetri di diametro, ed è allungato in uno stretto collo, che gli permette di emergere, spesso insabbiato in oltre cinquanta centimetri di profondità nelle dune. Fusto alto fino a 40 cm.
L’illyricum è più resistente alle basse temperature del maritimum che in inverno, periodo di vegetazione per il primo, è nel suo periodo di riposo.
SOMIGLIANZA E Varietà
Può essere confuso con un altra bulbosa del genere Pancratium, il P. illyricum che però è più resistente al freddo e fiorisce in aprile-maggio. Pancratium illyricum L. è infatti originario dei luoghi a suolo roccioso (mentre il maritimum vegeta sulle dune e comunque in suoli sabbiosi) in prossimità della costa della Sardegna, della Corsica e di Capraia. Chiamato anche giglio stellato (e nei paesi anglofoni corsican lily).
Il Pancratium maritimum proviene invece dalle zone sabbiose costiere del Mediterraneo europeo, mentre nelle coste africane sono presenti più specie differenti. Il P.Illyricum vegeta in terreni rocciosi, pascoli sassosi, dal livello del mare fino a 1300 m di altitudine.
Sono circa venti le specie di pancrazio che popolano il bacino del Mediterraneo, oltre a quelle subtropicali dell’Africa subsahariana e dell’Asia. Sono tutte piante provviste di bulbo avvolto da tuniche cartacee brunastre, con foglie sempreverdi o decidue, infiorescenza ad ombrella; i fiori profumati hanno la parte inferiore concresciuta in un tubo, dicolore verde, e quindi si allargano in una parte libera e candida, in una membrana che unisce i sei stami a formare una “corona” interna ai tepali.
Curiosità
Una leggenda classica narra che Era, quando si accorse che stava allattando Eracle, collocato al suo seno mentre dormiva da Ermes su ordine di Zeus (che l'aveva generato con Alcmena) essendosi svegliata per un morso del bimbo vorace, abbia perso delle gocce di latte, che in parte schizzando in cielo, generarono la Via Lattea, mentre un'altra parte, cadendo sulla sabbia, generarono questi fiori bianchi come il prezioso liquido.
Sarà per il suo candore virginale, per la sua luminosa bellezza fra l’arida sabbia degli arenili, questa pianta evoca qualcosa di sacrale, quasi l’omaggio divino ad antichi eroi, o un germe di vita che sgorga nel suolo riarso. E non è un caso che questa sacralità si ritrovi nella vicinanza tra questo fiore e il khavatselet ha-Khof, il fiore che cresce nella Pianura di Sharon menzionato nel meraviglioso Cantico dei Cantici, così come non sorprende che esso sia stato innalzato agli onori del Mito da leggende ancora raccontate in Sardegna...