Origine dei Rimboschimenti Litoranei in Sardegna
La storia dei primi rimboschimenti effettuati in Sardegna ci porta all'inizio del secolo scorso, quando furono interessati preliminarmente bacini montani (Settimo S. Pietro, Monte Lerno ed Isola della Maddalena).
Con la successiva legislazione sulla Bonifica integrale (1933) il rimboschimento assunse anche il carattere di opera connessa con la bonifica sia per proteggere aree antropizzate e coltivazioni dall'invasione della sabbia e sia per costituire una efficace barriera frangivento per le coltivazioni contro l'aereosol marino.
La necessità degli interventi di protezione delle Pinete Litoranee, oggi
Gli interventi originati nella prima metà del secolo scorso modificarono, in modo significativo, il paesaggio costiero: creando di fatto nuovi eco-sistemi ed una differente identità dei territori interessati. Ai giorni nostri, quelle stesse aree sono soggette a degrado e quegli stessi habitat - alcuni dei quali notevoli dal punto di vista ambientale - necessitano di importanti opere di protezione: un vero e proprio recupero funzionale dei sistemi forestali litoranei.
Criticità riscontrate
Tra le principali:
- eccessiva semplificazione del sistema forestale (impoverimento dell'ecosistema e dell'habitat per la sopravvivenza degli alberi) - ad esempio a Rena Majore, Aglientu (OT);
- scarso vigore vegetativo (gli alberi crescono meno, o non si riproducono, a causa dell'abbabdono selvicolturale) - ad esempio ad Arenosu, Alghero (SS);
- danni da incendio localizzati (alta infiammabilità in presenza di conifere);
- deperimento del suolo (particolarmente diffusi nelle pinete sottoposte a particolari stress dalla presenza antropica, con incendi, fruizione turistica non regolamentata etc...);
- progressivo invecchiamento e scarsa rinnovazione naturale della specie (causata dall'eccessiva densità di piante) ad esempio a Bidderosa, Orosei (NU);
Obiettivi del programma di recupero e protezione delle pinete
Il programma portato avanti in questi anni dalla Regione Sardegna, tramite il proprio ente strumentale (Ente Foreste) è mirato a recuperare e migliorare la funzionalità di questi sistemi forestali, ai quali si riconosce ormai una chiara valenza protettiva e paesaggistico–culturale (nonostante la loro storica origine artificiale).
Infatti, senza un intervento di questa portata, subentrerebbe l’abbandono colturale di questi soprassuoli con una forte riduzione della biodiversità e progressivo degrado dell'ambiente dunale.
Queste azioni di conservazione, miglioramento e ripristino dei sistemi forestali litoranei di origine artificiale rientrano a ragion veduta tra quelle previste per mitigare la desertificazione in ambiente mediterraneo.
Infine, la progressiva ed inevitabile riduzione della superficie forestale provocherebbe la riduzione della biomassa e delle funzioni protettive nei confronti della risorsa suolo, rappresentando un processo senz’altro inquadrabile nell’ambito dei fenomeni di desertificazione come definiti dalla Convenzione per la Lotta alla Desertificazione
Indirizzi gestionali
Possono essere ricondotti a tre grosse categorie di interventi:
- Conservazione e miglioramento;
- Rinaturalizzazione;
- Preservazione.
Le conifere interessate sono soprattuto il Pino domestico (Pinus Pinea) ed il Pino d'aleppo (Pinus halepensis)
Riferimenti alle Delibere Regionali
- Delibera di Giunta Regionale n. 3/21 del 24.01.06 (Proposta di Piano di Forestale Ambientale Regionale - PFAR);
- Delibera 53/9 del 27.12.2007 (Procedura per l’approvazione finale del Piano Forestale Ambientale Regionale redatto ai sensi del D.Lgs. 227/2001);
- Delibera 15/11 del 31.03.2009 (Rinaturalizzazione guidata di sistemi forestali artificiali con soprassuoli a prevalenza di conifere presso i cantieri gestiti dall’Ente Foreste Sardegna. Progetto strategico n. 4 del Piano Forestale Ambientale Regionale - prima attuazione);
- Delibera 35/9 del 30.08.2011 (azioni di prevenzione, difesa e gestione integrata della fascia costiera dai fenomeni di erosione e dissesto idrogeologico)