Progetto di Ricerca sui PAESAGGI RURALI della Sardegna

11 Novembre 2019
Pinete (pino domestico) e leccete  di Is Cannoneris

Nella prospettiva di una futura estensione del Piano Paesaggistico della Regione Sardegna alle zone interne, per ora limitato a 27 Ambiti di paesaggio costieri, approvato con Delibera di Giunta Regionale (DGR) n.36/7 del 5 settembre 2006 (L.R. n. 8 del 25.11.2004, articolo 1, comma 1. Approvazione del Piano Paesaggistico - Primo ambito omogeneo) e DPGR n. 82 del 7 settembre 2006, la Giunta regionale con la DGR 39/18 del 10 ottobre 2014 (Pianificazione paesaggistica regionale. Progetto di ricerca per la conoscenza e l'identificazione dei paesaggi rurali) aveva avviato una ricerca scientifica, analitica e propositiva sull'identificazione dei “paesaggi rurali”, in cooperazione con le Università di Cagliari e Sassari, poi successivamente anche con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico, finalizzata all’analisi, alla conoscenza, alla catalogazione e all’identificazione anche cartografica dei paesaggi rurali, con particolare attenzione a quelli storici.

Anche l’Istituto Superiore Regionale Etnografico (ISRE) ha contribuito con per tutti quegli aspetti immateriali di una cultura antica che legano i territori e le popolazioni che li abitano.

Un ulteriore contributo alla stesura della metodologia è stato fornito da Forestas, che ha curato anche le analisi sul paesaggio forestale e sui servizi eco-sistemici.

Il contributo fornito da Fo.Re.S.T.A.S. alle attività di studio e ricerca

Forestas ha lavorato sui Paesaggi Forestali Regionali.   Queste le fasi di lavoro:

  • METODOLOGIA per individuare gli ambiti di paesaggio rurale locale (DGR 65/13 del 06.12.2016 - Pianificazione paesaggistica regionale. Progetto di ricerca per la conoscenza e l’identificazione dei paesaggi rurali. Approvazione metodologia per l’individuazione degli ambiti di paesaggio rurale locale);
  • RICONOSCIMENTO delle componenti storiche, culturali ed insediative (DGR n. 45/19 del 27.09.2017);
  • RAPPORTO fra tecniche di gestione agro-silvo-pastorali e paesaggio forestale, tra le forme dell’insediamento nel paesaggio e la pianificazione territoriale  (DGR n. 1/7 del 08.01.2019).

L' Osservatorio del paesaggio e del territorio istituito presso la Direzione Generale della pianificazione territoriale urbanistica e della vigilanza edilizia (Assessorato EE.LL.) che coordina le attività,ha chiesto a FoReSTAS di partecipare anche alla terza fase del Progetto, per dare continuità al lavoro svolto.

Il ruolo di FoReSTAS contribuisce alla Ricerca per l’identificazione, rappresentazione dei paesaggi forestali e relativa analisi della valenza storico-culturale di questi all’interno dei paesaggi rurali della Sardegna, così da ampliare la conoscenza utile per il governo dei soprassuoli boscati, riconosciuti di rilevante interesse per la collettività, per la gestione e tutela del paesaggio forestale.

PRIMA FASE (METODOLOGIE)

Si è potuto evidenziare nel rurale l’importanza del patrimonio forestale e del relativo paesaggio frutto di antica interazione tra uomo e ambiente, ovvero tra uso delle risorse forestali per il soddisfacimento dei bisogni e le dinamiche evolutive degli ecosistemi.

Nello specifico sono stati introdotti nella metodologia concetti gestionali e aspetti relativi alla selvicoltura, meritevoli di studio e approfondimento nel contesto sardo, per comprendere il rapporto tra gestione forestale e gestione del paesaggio. Infatti il costante aumento della superficie forestale regionale, che vede passare dal 13% della superficie isolana nel secondo dopoguerra ad oltre il 50% secondo l’ultimo inventario forestale, ha suggerito una particolare attenzione al paesaggio forestale quale componente essenziale del paesaggio rurale, insieme al paesaggio agricolo e zootecnico.

La struttura degli ambiti di paesaggio agrario (Agricolo, Forestale e Zootecnico) raggruppati secondo la classe prevalente di Uso del Suolo (Tabella 1) ha permesso di evidenziare che le aree boscate e seminaturali risultano il paesaggio prevalente con un’estensione totale di 1,46 milioni di ettari (circa il 61% della superficie regionale).
In particolare, i boschi di latifoglie e la macchia mediterranea sono le coperture più estese in queste unità di mappa. Hanno la quota altimetrica più elevata (381 m s.l.m. in media) ed insistono prevalentemente su graniti.
Molto bassa la percentuale di suolo consumato e di popolazione (il 21% del totale regionale) con una densità di 28 abitanti/kmq e il 40% di residenti insediati in aree extra urbane.

La metodologia, sviluppata col contributo di FoReSTAS, prevede che per la cura di particolari tipi di paesaggio forestale (siano essi fustaie o varie tipologie di ceduo, boscaglie, macchie ecc.) non si può prescindere dalla gestione del bosco (ad esempio conservativa ai fini di assestamento idrogeologico, o produttiva...) guidata da una pianificazione selvicolturale sostenibile.

SECONDA FASE (COMPONENTI STORICHE-CULTURALI-INSEDIATIVE)

Si è proseguito alla ricerca di approcci funzionali alle diverse scale pianificatorie di futura applicazione, attraverso una schedatura della conoscenza che permetta la divulgazione dei risultati; l’Agenzia FoReSTAS per questa fase di lavoro ha attivato l’analisi delle caratteristiche fondamentali del patrimonio forestale al fine di fornire delle schede dei paesaggi forestali di ogni singolo ambito paesaggistico.

Lo studio si è incentrato sui dati della Carta della natura della Sardegna del 2015, tenendo in considerazione la componente vegetale di interesse forestale.  
Il mosaico naturale degli habitat quindi è stato studiato come principale sfondo mutevole sul quale la comunità antropica locale imprime il proprio disegno culturale, selvicolturale e silvo-pastorale, caratterizzando così il paesaggio forestale territoriale. Queste entità inevitabilmente si condizionano a vicenda sui caratteri fondamentali quali ad esempio la struttura, la fisionomia, lo sviluppo, le dinamiche interne, ecc.

Dentro questi quadri territoriali di riferimento si inseriscono le grandi categorie del paesaggio forestale oggetto dello studio di Forestas. Sono state studiate: l'espansione della copertura forestale dal 1936, il catasto degli incendi, degli alberi monumentali, del Vincolo Idrogeologico, degli Usi Civici, il vincolo panoramico, la Gestione Forestale Pubblica, la Rete Ecologica Regionale, la Rete Natura 2000, la gestione silvo-pastorale privata...

Tutto ciò ha portato all'elaborazione di SCHEDE DI PAESAGGIO FORESTALE (in allegato l'esempio di NORA). 

TERZA FASE (Schedatura dei paesaggi, rilievo e monitoraggio del paesaggio forestale)

FoReSTAS ha schedato i paesaggi forestali e le pratiche selvicolturali, silvo-pastorali, delle sistemazioni idraulico-forestali, delle sistemazioni dei versanti.
Sono state individuate le relazioni esistenti tra le comunità e i caratteri fisionomico-strutturali delle varie tessere del paesaggio forestale, nonché le relazioni tra i caratteri ambientali e le condizioni sociali e produttive delle comunità locali.
Infine l’elaborazione di una metodologia di rilievo e monitoraggio del paesaggio forestale regionale e la collaborazione alla predisposizione di elaborati divulgabili (p.e.: linee guida, manuale, atlante etc.)

Posto che il paesaggio è l’interazione fra aspetti ambientali e antropici, l’analisi degli elementi utili alla descrizione del paesaggio forestale si è incentrata prevalentemente sugli aspetti di un territorio che afferiscono alla componente vegetale di interesse forestale, tenendo conto delle relazioni con gli aspetti storico-culturali, selvicolturali, stazionali e sociali.
Le pratiche selvicolturali, silvo-pastorali e le dinamiche evolutive dei soprassuoli costituiscono il principale terreno di studio di questa fase di lavoro.

Il Paesaggio "culturale"

Come noto la maggior parte dei paesaggi italiani (e tra questi quelli Sardi)  sono dei paesaggi culturali, cioè frutto della millenaria interazione tra uomo e natura.
Si differenziano dai paesaggi naturali, tipici delle vaste aree spopolate (Americhe, Nord Europa ecc.) perché in  essi è possibile riconoscere e leggere la ricchezza del patrimonio culturale impresso sulla componente naturale dalle popolazioni locali per i propri bisogni. L’insediamento umano avviene in un territorio per utilizzarne le risorse nel tempo.

Maggiori sono le complessità e dimensioni degli insediamenti (aggregati: città, paesi), maggiore e duratura o intensa può essere considerata la pressione sul territorio.

Viceversa, minori sono la complessità e le dimensioni degli insediamenti (singoli: capanne dei carbonai, pinnettos dei pastori ecc.) minore sarà stata la pressione antropica, ovvero l’impronta ecologica sul territorio ed il suo cambiamento rispetto alle strutture e fisionomie dei sistemi naturali.

Con questo approccio l’analisi delle pratiche selvicolturali, silvo-pastorali e di sistemazione idraulico forestale così come storicamente utilizzate nei diversi contesti, è condotta ragionando in termini di impronta ecologico/culturale sul patrimonio forestale e caratterizzando il paesaggio forestale attuale.

La scala di riferimento temporale parte dal 1935 ad oggi mentre quella spaziale è ogni singolo ambito di paesaggio così come indicati dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR 2006).

I servizi ecosistemici

L’analisi delle dinamiche evolutive dei paesaggi forestali in ragione delle relazioni uomo/natura è sviluppabile valutando la capacità dei paesaggi di mantenere alta, in termini quantitativi e qualitativi, l’offerta dei sevizi ecosistemici.

 La prosperità e il benessere del genere umano dipendono da uno sfruttamento sostenibile del Capitale Naturale (CN). Uno stato buono di conservazione del CN può garantire la generazione continua di Servizi Ecosistemici (SE), che sono vitali per il benessere umano (cibo, fibre, acqua potabile, aria pura, impollinazione, regolazione climatica, e molti altri);
è necessario preservare per le generazioni future la biodiversità, la straordinaria varietà di ecosistemi terrestri e acquatici e specie che ci circonda, per il suo valore intrinseco e per i “flussi” di SE forniti, migliorando la conoscenza dei complessi processi di funzionamento degli ecosistemi in un contesto di Cambiamento Globale.  I sistemi naturali e seminaturali forniscono gratuitamente un’ampia gamma di beni e servizi essenziali per sostenere il benessere e la qualità della vita attraverso i processi e le funzioni ecologiche. Questa serie di beni e servizi è erogata a diverse scale temporali e spaziali e in modo così complesso e poco esplorato da non poter essere rimpiazzati dalla tecnologia.
Infatti, nonostante la società si sia parzialmente emancipata dall’ambiente naturale attraverso la cultura e la tecnologia, la sua salute e sopravvivenza sono completamente dipendenti dai servizi ecosistemici.

I servizi ecosistemici sono classificati in quattro categorie, tutte di vitale importanza per il benessere e la salute dell'uomo:

  • servizi di supporto: le funzioni necessarie allo svolgimento di tutte le altre funzioni degli ecosistemi. Differiscono dalle altre categorie per il loro impatto sulla collettività, che è indiretto e legato ad un arco temporale piuttosto lungo. Esempi: la produzione di ossigeno, la regolazione del ciclo dei nutrienti e di quello dell’acqua, la conservazione degli habitat ed il mantenimento della biodiversità;
  • servizi di approvvigionamento: gli ecosistemi forniscono una grande varietà di beni di consumo, dal cibo alle materie prime, dalle risorse energetiche al materiale genetico; 
  • servizi di regolazione: si esplicano nella regolazione dei processi fisici, ecologici e biologici fondamentali per garantire l’integrità degli ecosistemi. Tali funzioni forniscono servizi più o meno diretti alla società, come la disponibilità di aria pulita, acqua, terreno fertile, il controllo e la regolazione dei cicli bio-geo-chimici e biologici;
  • servizi culturali: gli ecosistemi forniscono benefici immateriali alla società, offrendo le condizioni naturali per l’arricchimento spirituale, lo sviluppo della conoscenza, la riflessione, i servizi ricreativi;

Servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali 

Poiché le attività antropiche possono compromettere irrimediabilmente la qualità e la quantità dei servizi in termini di capacità degli ecosistemi di fornire questa ampia gamma, anche a causa della perdita di biodiversità, risulta necessario identificare e monitorare i servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali a livello locale, incorporare il loro valore nei processi decisionali ed identificare le relazioni tra uomo e ambiente e dei servizi associati, riconoscendone il carattere dinamico e di complessità. Questo comporta il riconoscimento che tali relazioni e benefici si evolvono continuamente e richiedono quindi adeguati approcci per la loro conoscenza, valutazione e gestione.

La causalità tra servizi ecosistemici e benessere è bidirezionale; è sempre più chiaro che le società funzionanti possono proteggere o migliorare i servizi ecosistemici e, di conseguenza, che le società con problemi di benessere possono anche sperimentare un declino correlato nei servizi ecosistemici (Colin Butler e Willis Oluoch-Kosura 2015).

Lettura fisionomico-strutturale

Le analisi dei caratteri del paesaggio forestale quindi vengono condotte principalmente con due approcci: Ecologico e Antropologico.

Da un punto di vista ecosistemico l’analisi indaga sull’impronta ecologica dell’uomo sul territorio quale storica interazione uomo/natura ponendo in primo piano la valutazione della sostenibilità del rapporto.
Quest’ultima dipenderà ovviamente da un uso delle risorse di tipo antropico controllato all’interno della capacità di rigenerazione del sistema  (quali gli interventi selvicolturali, pastorali) oppure da un consumo della risorsa forestale a causa di disturbi di tipo naturale catastrofico o antropici incontrollati/insostenibili.

Da un punto di vista antropologico l’analisi viene condotta attraverso il patrimonio del sapere più o meno codificato delle attività selvicolturali e silvo-pastorali, con la lettura e l’interpretazione dei segni lasciati sul paesaggio forestale di un territorio. Forma di governo del bosco, struttura e fisionomia delle formazioni vegetali, estensione, sviluppo, copertura, distribuzione delle formazioni vegetali di interesse forestale ecc..

Un secondo strato interpretativo analizza i processi di mantenimento e modificazione della qualità e quantità del paesaggio forestale. L’abbandono colturale di formazioni estese (quali i boschi cedui di leccio) per lo spostamento verso altri settori produttivi, possono essere utilizzati come puntuale indicatore dei cambiamenti sociali e presenza antropica sul territorio.
Questo indicatore fornisce lo stato di salute dell’interazione uomo/natura e quindi informazioni sulla qualità del paesaggio forestale e indicazioni per la gestione e conservazione dello stesso.

In questa fase si individuano i “segni sul territorio” e attraverso una analisi ecologica e storica se ne deducono i processi evolutivi, le vicende sociali e le “culture materiali” e produttive che li hanno generati.

Con questo approccio, l'Agenzia Forestas in questo gruppo di lavoro applicherà una procedura di classificazione del paesaggio forestale negli ambiti di paesaggio.

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