Paesaggi dell'Asinara e trasformazioni in corso
Sull’isola di Asinara il paesaggio vegetale dominante è dato dall’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides).
Spettacolare fioritura che dal verde passa ai toni del giallo per poi rosseggiare, in aprile – maggio, in tutto il suo splendore.
Ovunque corra lo sguardo, ciò che più caratterizza la vegetazione sono i grossi cespugli tondeggianti dell’euforbia, anche in estate, quando le foglie non ci sono più e i rossi rametti apicali sembrano tanti coralli che si stagliano nell’azzurro del cielo.
Tra questi scorci, ciò che colpisce ancora sono le evidenti brucature del fogliame degli olivastri, delle filliree, dei mirti e degli altri arbusti, danneggiati dalle capre rinselvatichite.
Gli arbusti si allungano così fino ad altezze irraggiungibili alle capre, con fusti e rami spogli ed un ciuffo verde all’apice della pianta.
Sono piante sofferenti che oppongono tutta la loro forza per sopravvivere a questa avversità.
Cause dei cambiamenti
Da cosa è dipeso questo cambiamento nella composizione della copertura vegetale? Perché negli anni sono prevalse le specie non pabulari (rifiutate dagli animali al pascolo)?
Il paesaggio originario dell’isola è stato modificato non solo dalla lunga permanenza dei prigionieri austro-ungarici, ma, in tempi molto assai più recenti, dalle conseguenze della liberazione del bestiame domestico (bovini, ovini, caprini e suini), allevato nell’azienda agricola del carcere, avvenuta con la sua dismissione (1997).
Bovini e pecore furono alienati facilmente, capre e suini (che nel frattempo si erano ibridati con i cinghiali) diventarono un grosso problema:
allevati allo stato brado e praticamente privi di predatori, si inselvatichirono e si diffusero rapidamente su tutta l’isola.
In poco più di un decennio la consistenza delle loro popolazioni divenne molto superiore alla capacità portante del territorio, con gravi conseguenze per la vegetazione e per alcune specie animali.
Le ginestre dell'Asinara: esempio di resilienza
Fino allo scorso anno prevalevano le specie vegetali non appetite alle capre: euforbie, cisto e lentisco.
Quest'anno però, in discontinuità con un quadro che perdurava ormai da anni, ovunque nell’isola, compaiono tante pennellate gialle.
Sono le ginestre dell’Asinara: ginestra spinosa (Calicotome villosa) e ginestra di Corsica (Genista corsica).
Ottimo esempio di resilienza e di come, a volte, l’intervento umano può giocare in favore della Natura per la ricomposizione degli equilibri ecologici.
La presenza dell'Agenzia Forestas fattore-chiave nella soluzione del problema
Dall’ottobre 2015, infatti, l’Agenzia Forestas è intervenuta con un Piano di depopolamento, basato su metodi e criteri scientifici, che ha consentito la cattura e l’allontanamento dall'Asinara di oltre 1600 capre e 850 suini, in poco più di un anno, escludendo i periodi dedicati ad altre attività correlate alle catture.
La metodologia usata ha avuto un approccio di tipo sperimentale, attenta al basso impatto delle strutture di cattura sul paesaggio, alla morfologia del territorio e alla sostenibilità economica, con l’impiego di un numero limitato di operatori faunistici appositamente selezionati e formati (nove addetti).
Particolare attenzione è stata inoltre dedicata al benessere degli animali, sia nelle fasi di cattura che nella loro permanenza nelle strutture di sosta. Una volta catturate, le capre sono state assegnate ad allevatori che ne avevano fatto richiesta, previ controlli sanitari e marcatura, mentre i suini invece, sono stati destinati alla macellazione, sempre nel rispetto delle normative vigenti.
I benefici di questi interventi
Sono stati apprezzati già dallo scorso anno sia dai botanici che dai faunisti: la massiccia presenza di ibridi di cinghiale aveva comportato nel tempo una significativa diminuzione di pernice sarda (Alectoris barbara) e di testuggine (Testudo hermanni) dovuta alla predazione di uova dai nidi.
Altrettanto gravi sono state le conseguenze della predazione sui nidi di gabbiano corso (Ichtyaetus audouinii), specie endemica del Mediterraneo, sugli isolotti di Cala Scombro.
Per la tutela di queste specie, il Parco nazionale aveva predisposto delle barriere a mare, ma già dallo scorso anno non vi è stata più la necessità di metterle in posa in quanto, con una strategia di cattura che ha previsto il posizionamento delle gabbie e dei chiusini (strutture di cattura apposite per i cinghiali) nei punti di passaggio abituale, i dannosi suini sono stati attirati verso l’entroterra e catturati.
Anche quest’anno quindi, con grande soddisfazione dell’Agenzia Forestas e del Parco, il gabbiano corso ha rioccupato i siti storici di nidificazione e non è infrequente incontrare, anche lungo la strada, pernici, lepri e testuggini.
Questi risultati sono il frutto delle sinergie messe in atto dalle due istituzioni e sono indicativi dell’importanza del coordinamento e della condivisione tra enti che perseguono i medesimi obiettivi di Conservazione della natura e di gestione integrata dei Sistemi ecologici.
Ancora molto resta da fare sul piano della rinaturalizzazione dell’isola ma questo primo traguardo è incoraggiante per il proseguimento del Piano di gestione che, porterà al raggiungimento di un carico sostenibile di queste specie inselvatichite e ad un loro possibile governo (seppure non alla totale eradicazione).