Numerosi gli appelli verso una convergenza sul limite alle emissioni inquinanti, che nel 2010 hanno superato ogni massimo storico precedentemente registrato, attestandosi su una crescita annua del 5,9%.
La mappa delle emissioni nel mondo (fonte informativa: O.N.U.)
Le posizioni, la partecipazione
Per gli scienziati è indispensabile un'inversione di tendenza entro il prossimo triennio, senza la quale sarà pericolosamente probabile il superamento del punto di non ritorno e l'incontrollabile peggioramento dell'assetto climatico mondiale
Per i politici dei paesi maggiormente inquinanti (USA e Cina in primis) invece ogni impegno in tal senso è da rinviarsi al 2020.
Invano, esperti e rappresentanti dei piccoli paesi - più vulnerabili (e già sottoposti) alle frequenti catastrofi naturali causate dal surriscaldamento del clima - hanno tentato di ottenere una convergenza dei paesi più industrializzati: nessun accordo sostanziale è stato approvato dai grandi del mondo.
Un aspetto, fra gli altri, è indicativo dell'imperdonabile disinteresse della politica mondiale, in questo periodo di crisi, nei confronti delle tematiche ambientali e della necessità di rendere l'attività industriale meno inquinante per il nostro pianeta: rispetto alla precedente Conferenza mondiale di due anni fa a Copenaghen, dove si registrò la presenza e l'interesse attivo di quasi tutti i presidenti dei maggiori paesi industrializzati (incluso lo statunitense Obama) quest'appuntamento sudafricano ha visto la partecipazione ai lavori - secondo quanto riportato dagli organi di stampa - di appena 130 ministri e 12 capi di stato a fronte di una platea di quasi 200 nazioni presenti.
I nodi cruciali della discussione
- Stabilire come limitare il surriscaldamento entro i 2°C nei prossimi decenni: secondo le più accreditate proiezioni sui cambiamenti climatici, senza intervenire e limitare le emissioni si avrà certamente un surriscaldamento tra i 2,5 e i 5°C. Se così fosse, queste le catastrofiche conseguenze: un aumento del livello dei mari pari ad un metro entro il 2100 (per via dello scioglimento dei ghiacci in Antartico e Groenlandia);
- Quale futuro per il trattato di Kyoto, sinora l'unico formale impegno verso la riduzione delle emissioni (aderirono tutti i Paesi sviluppati tranne gli USA): Europa, Cina, USA avrebbero dovuto essere i motori del rinnovo di questo accordo, ma la spinta registrata in tale direzione è stata - a parere di molti analisti - insufficiente;
- Transizione verso una Green Economy che preveda l'abbandono delle fonti energetiche fossili favorendo pesantemente la transizione alle Energie Rinnovabili e la drastica riduzione della Deforestazione: i molteplici benefici di riduzione delle emissioni sono anche collegati al programma REDD di riduzione della deforestazione e del conseguente degrado delle foreste.