Il Prof. Mauro Agnoletti, direttore del Laboratorio per il Paesaggio, Scuola di Agraria, Università di Firenze, nonché esperto scientifico della Convenzione per la Diversità Biologica delle Nazioni Unite, UNESCO WHC, FAO GIAHS, European Landscape Convention, è anche coordinatore del Gruppo di Lavoro sul Paesaggio, Rete Rurale Nazionale MIPAAF ed è uno dei massimi esperti in materia di paesaggio forestale.
Il prof. Agnoletti rassicura ironicamente "chi pensa che i boschi della Sardegna siano in pericolo" e ricorda che "il paesaggio forestale unico" che caratterizza il nostro paese è fatto di formazioni e boschi non di origine naturale, ma frutto dell’opera dell'uomo nel corso dei secoli: il "governo a ceduo" rientra tra le pratiche connaturate alla storia del paesaggio italiano e non appare corretto demonizzare una modalità di gestione attiva e sostenibile del bosco, che oggi interessa poco più di 100.000 ettari in Sardegna.
Passando all'argomento principale, Agnoletti sottolinea come l'erosione sia un fenomeno naturale, le attività antropiche possono influenzarla in positivo o in negativo: certamente si interviene sull'ambiente coltivando o sfruttando un bosco o un pascolo, e tuttavia (a patto di farlo in maniera sostenibile e con i criteri dettati dall'evoluzione dei saperi e della scienza forestale) questo intervento dell'uomo può essere accettato e consapevole del fatto che "senza le colture agricole e lo sfruttamento delle risorse non esisterebbe la nostra civiltà". Ancora su questo punto l'esperto di paesaggio afferma "il fatto che il taglio di un bosco procuri una desertificazione irreversibile non ha fondamento".
Con esempi e dati, Agnoletti passa poi a dimostrare che il bosco non garantisca a priori la massima protezione dai dissesti ambientali e quindi (qui è posta l'enfasi dell'argomentazione) è sbagliato pensare che eliminare o sfruttare un bosco generi un disastro ambientale irreversibile.
Chiarito che non si vuole sostenere od incentivare la distruzione del bosco ma si vuole ricomprenderne lo sfruttamento delle sue risorse naturali nel quadro della gestione forestale sostenibile, il coordinatore del gruppo di lavoro sul paesaggio presso il Ministero dell'Agricoltura tocca un altro punto sensibile della questione Marganai, asserendo che in linea generale "la ceduazione rappresenta la forma di governo del bosco più diffusa in Italia, ed è una pratica storica caratteristica del nostro paesaggio", si tratta di una "pratica colturale" che non altera in modo irreversibile il paesaggio ma lo gestisce con interventi periodici.
Significativa e pertinente con il caso del Marganai e con l'operato dell'Ente Foreste anche l'affermazione secondo la quale "le scienze forestali l’hanno sistematizzata [la ceduazione, ndr] per assicurare il mantenimento del suolo e la rinnovazione del bosco, poiché l’obiettivo della selvicoltura è utilizzare il bosco e mantenerlo, non distruggerlo".
Infine, il prof. Agnoletti spiega come il problema di fondo - dal suo autorevole punto di vista - sia il confronto, ormai planetario, fra chi ritiene che l’uomo non debba toccare la natura e chi invece pensa che possa farlo senza necessariamente distruggere il pianeta.
E - per il paesaggio italiano - fra chi pensa che dovremmo assomigliare a Scandinavia o Canada oppure rimanere l’Italia, conta quest'ultima cosa: cioè coltivare la terra e i boschi e creare paesaggi culturali che il mondo ci invidia.