Il genere Falco è rappresentato da oltre quaranta specie distribuite in tutto il globo. Le dimensioni di questi rapaci sono molto variabili, con un peso che varia dai 100 g del gheppio americano (Falco sparverius) ai 2 kg della femmina del girfalco (Falco rusticolus).
Tutti i Falconidi presentano delle caratteristiche comuni, come: testa piuttosto piccola, occhi di grandi dimensioni, posti lateralmente a garanzia di un ampio campo visivo e provvisti di membrana nittitante che tiene umido e protegge l’occhio durante il volo e la caccia. Altra caratteristica sono le striature scure sulle guance, un becco robusto e provvisto di un “dente” tagliente sul margine superiore e narici arrotondate munite al centro di una piccola protuberanza. Ma la caratteristica principale di questi rapaci, molto evidente durante il volo, è la linea aerodinamica, con ali lunghe e appuntite che consentono movimenti molto agili e, nel caso del Falco pellegrino, la velocità unica nel mondo animale, con oltre 350 km/ora documentati in fase di picchiata.
Tra i rappresentanti del genere Falco, il Falco pellegrino è il rapace più cosmopolita, essendo diffuso in tutti i Continenti (ad esclusione dell’Antartide) con 19 sottospecie scientificamente riconosciute.
Le diverse sottospecie, considerata anche la diversità degli ambienti occupati, hanno un comportamento differente rispetto alla stanzialità e dunque al legame con il territorio. In genere le popolazioni e le sottospecie più esposte ad ambienti rigidi e freddi, tendono a migrare. È il caso della sottospecie nord europea Falco peregrinus calidus il cui vasto areale di riproduzione occupa tutta l’Europa ed Asia settentrionale ma che con l’arrivo del freddo migra a sud, fino all’Africa e subcontinente indiano.
Qualche esemplare di passo invernale capita anche in Sardegna. Più raramente può capitare da noi un'altra sottospecie, sempre migratrice invernale, il nord americano Falco peregrinus tundrius che si riproduce in Canada, Alaska e Groenlandia per poi migrare fino all’America del sud e - talvolta - in Europa mediterranea e Africa.
Mitologia del Falco Pellegrino
Questo rapace è stato mitizzato dall’uomo nel corso dei millenni e la sua rappresentazione, come essere totemico e iconico, ha segnato importanti tappe della storia culturale ed evolutiva della società umana sotto numerosi punti di vista: religioso-culturale, storico-venatorio, ecologico-naturalistico. La rappresentazione iconica sicuramente più nota è quella riferita al Dio Horus che, raffigurato presso gli antichi egizi proprio con la testa di questo falco, incarnava la divinità del cielo e del sole. Anche presso i greci l’animale rappresentava un essere divino, infatti era considerato il nunzio di Apollo.
La Falconeria
Dal punto di vista storico-venatorio il Pellegrino è sempre stato il rapace prediletto dalla falconeria. Pietra miliare di quest’arte venatoria è l’opera “De arte venandi cum avibus” di Federico Ruggero di Hohenstaufen (re di Sicilia come Federico I, dal 1198 al 1250) e Imperatore del Sacro Romano Impero (come Federico II, dal 1211 al 1250). Federico II fu, oltre che un regnante illuminato per quell’epoca, un uomo di grande cultura (parlava sei lingue compreso l’arabo). Nella sua opera (l’arte della caccia con i rapaci) Federico II descrive in chiave “moderna” i problemi legati all’etologia, all’allevamento e all’addestramento delle principali specie utilizzate in falconeria. Dalla descrizione delle tecniche di caccia, traspare la sua personale attenzione al principio dell'osservazione diretta e dell'esperienza, con assoluto spirito di indipendenza rispetto alla trattatistica precedente. Quest’opera, staccandosi in maniera importante dagli scritti e trattati zoologici fino ad allora impregnati di mitologia, teologia e superstizione, rappresenta un fondamentale passo verso la moderna ornitologia e le scienze ecologiche. Il Falco pellegrino è uno dei protagonisti principali di questa disciplina.
Nella storia della Sardegna
Il falco compare anche nella Carta de Logu (art.87 - De Astores): Eleonora d'Arborea è stata la prima regnante europea (e forse al mondo) ad aver decretato la protezione dei falchi.
A lei è dedicato il nome del Falco Eleonorae - il falco della regina - un rapace presente nella nostra Isola, un migratore che arriva fino all'Africa sub sahariana e al Madagascar, da dove ritorna in Sardegna a primavera per riprodursi alla fine dell'estate. Nell'Isola sono presenti due delle colonie più importanti di questa specie nel Mediterraneo occidentale.
Alcune considerazioni sull'ecologia della specie
Dal punto di vista ecologico naturalistico questa specie, essendo al vertice della catena alimentare, è un'eccellente indicatrice ecologica. Proprio per la sua posizione ecologica, questo rapace è stato malaugurato testimonial della lotta all’abuso di sostanze chimiche per il controllo di insetti e altri organismi dannosi per l’uomo. La scomparsa e rarefazione di questa specie da ampie aree degli Stati Uniti e da altri paesi industrializzati è risultata infatti conseguente all’utilizzo del DDT per il controllo delle zanzare ed altri insetti.
Nel 1962 la biologa Rachel Carson pubblicò il libro “Primavera silenziosa”, che denunciava il DDT come responsabile dell’aumento dei casi di tumore nell’uomo e nocivo per la riproduzione degli uccelli, tra i quali proprio il Falco pellegrino, con prove documentate riguardo la sua tossicità diretta e nel processo di calcificazione del guscio delle uova e conseguente drastico abbassamento dell’indice riproduttivo. Il libro causò un grande clamore nell'opinione pubblica e il risultato fu che negli anni settanta il DDT venne vietato per l'uso agricolo sia negli USA che in Europa e vide la nascita del movimento ambientalista nel mondo occidentale.
Altri aneddoti storici
Due storie distinte hanno interessato questa specie durante le tanti, tristissime vicende della seconda guerra mondiale.
La prima storia riguarda la popolazione di falco pellegrino (Falco peregrinus peregrinus) presente in Inghilterra. Al culmine del conflitto mondiale i Servizi segreti inglesi tenevano i contatti con la resistenza francese e con le isole inglesi della Manica, attraverso l’uso di piccioni viaggiatori. Sicuramente un ottimo sistema di comunicazione, se non fosse che i piccioni sono tra le prede più appetite dal falco pellegrino. La soluzione (si dice su proposta diretta di Sir W. Churchill) fu quella di eliminare questa specie dalle coste dell’Inghilterra. Il risultato fu una caccia spietata a questo rapace nello stretto della Manica e nell’interno dell’Inghilterra. Per fortuna la fine della guerra arrivò prima che la specie potesse essere estirpata completamente.
Un'altra storia, in questo caso con un epilogo più triste, riguarda la piccola popolazione della sottospecie Falco peregrinus furuitii, il Falco pellegrino dell’arcipelago giapponese di Ogasawara, nell’estremo sud del Giappone, la cui flora e fauna ha subito un processo di evoluzione unico, tanto da conferirgli il soprannome di “Galapagos d’Oriente”. Questo arcipelago fu teatro, verso la fine della seconda guerra mondiale, di una tristissima e feroce pagina del conflitto nel Pacifico. L’isola di Iwo Jima, in particolare, fu sottoposta nel 1945 ad un bombardamento particolarmente devastante. Purtroppo sembra che proprio in quest’isola fosse localizzata la piccola popolazione di questa sottospecie di falco che, sembrerebbe, sia stata completamente annientata proprio a seguito del bombardamento.
Attualmente la distribuzione ed eventuale sopravvivenza del Falco peregrinus furuitii è sconosciuta.
Status di conservazione
A parte alcune sottospecie, possiamo comunque affermare che attualmente questa specie si è resa protagonista di una spettacolare ripresa demografica, resa possibile da più strette misure di protezione e da svariati programmi di allevamento in cattività e reintroduzione. A partire dagli anni '80 il Falco pellegrino è ritornato negli ambienti urbani di tutto il mondo. Non è raro vederlo in volo fra i palazzi anche nelle città della Sardegna, dove svolge un ottima attività di controllo nei confronti di piccioni e storni. Ormai famosa è la webcam installata sul grattacielo Pirelli a Milano, dove da diversi anni una coppia di Pellegrini porta a termine la riproduzione. La loro vita quotidiana può essere seguita in diretta:
http://mediaportal.regione.lombardia.it/portal/watch/live/17
(a cura di Dionigi Secci - responsabile Ufficio Biodiversità, Servizio Tecnico presso la DG Forestas)