Come si può sparare all'aquila del Bonelli, nel 2019 ?

03 Ottobre 2019
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UN CRIMINE CONTRO NATURA

Mentre la Regione Sardegna, anche grazie al fondamentale apporto di mezzi ed uomini dell'Agenzia Forestas, sta faticosamente cercando di riportare stabilmente nell'Isola questo splendido rapace scomparso negli anni '80 dai nostri cieli, arrivano come un fulmine a ciel sereno gli spari contro l'Aquila che i nostri operai avevano chiamato (ribattezzato) Tepilora  -  durante le fasi di pre-ambientamento in Sardegna. Con la sua morte, presumibilmente arrivata per vile mano di un bracconiere, la Sardegna perde uno dei primi esemplari reintrodotti all'inizio del progetto internazionale Aquila A-Life  mirato alla conservazione della specie, che vede il coinvolgimento di Commissione Europea, Agenzia Forestas,  ISPRA, Corpo Forestale, GREFA Spagna, Provincia di Nuoro e Parco Regionale di Tepilora.

Si tratta di un crimine: perchè l'atto di bracconaggio contro una specie protetta e così vulnerabile, è punito dalla Legge ed ha rilevanza penale. Per questo attendiamo rispettosamente e fiduciosamente le indagini, condotte a tutto campo dal Corpo Forestale, per trovare l'autore del misfatto.

 

LA GESTIONE DEL PROGETTO CONTINUA

Dopo l'arrivo in Sardegna, le aquile vengono infatti custodite ed accudite in voliera dal personale della nostra Agenzia: ad ogni esemplare, mai perso di vista prima e dopo il rilascio, viene dato un "nome" scelto dagli operai del Complesso Forestale: quelli scelti sinora sono stati Saccaia, Posada, Tepilora,  Abbaluchente, Helmar, Nurasè.  Sono ancora vive, sicuramente, Posada e Abbaluchente.
Di Helmar invece si è perso il segnale GPS un anno fa, ma potrebbe trattarsi di un malfunzionamento del dispositivo. Gli animali arrivano da Francia (allevamento) e Spagna.
Quest'anno è inoltre arrivato un altro pullo (giovane esemplare) dalla Sicilia (il personale Forestas l'ha ribatezzato Batore). Sono inoltre previsti altri rilasci nella misura di cinque ogni anno, incluso il corrente.

L'aquila Tepilora: i primi battiti d'ali in Sardegna dopo trent'anni

L’esemplare di aquila fasciata (o Aquila del Bonelli dal nome dell’ornitologo Franco Andrea Bonelli) è stata ritrovata morta sabato 28 settembre 2019 vicino al lago di Monte Pranu (agro di Giba-S.Giovanni Suergiu).
Proveniva dal centro di riproduzione in cattività di Vandèe in Francia ed era una delle prime cinque reimmesse in natura nell’agosto 2018 all’interno del Parco Regionale di Tepilora, area che era stata individuata come "base" per la reintroduzione di questo magnifico rapace in via d’estinzione che si ciba di piccoli mammiferi (topi, conigli).  

La femmina d'aquila fasciata ci aveva sorpreso quando, all’apertura della gabbia, spiccò per prima un volo sicuro verso i cieli della Sardegna. Un anno fa, a poche settimane dal rilascio, era stata recuperata a Muravera, poiché le posizioni fornite dal suo trasmettitore GPS avevano indicato movimenti troppo limitati, segno di malessere.  Era stata soccorsa, curata al centro fauna selvatica di Forestas a Monastir per una sospetta intossicazione alimentare, e riportata nella voliera dell'Agenzia Forestas, dove dopo dieci giorni di "cure" era tornata di nuovo in libertà. 

Le conseguenze del gravissimo episodio di Giba

Questo gravissimo atto di bracconaggio è un torto fatto a tutti i Sardi, alla società civile, a chi sta dedicando risorse e passione per riportare sui nostri cieli il volo di questo splendido rapace.
Una fucilata alla Sardegna, che rischia di vanificare il lavoro di moltissime persone dedicate alla conservazione della specie con ingenti investimenti pubblici che la stessa Commissione Europea ha destinato alla nostro territorio l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Un crimine contro la Natura, contro la bio-diversità, un gesto criminale di uno squallore che da tempo non si vedeva.
Un'onta per un territorio, quello del Sulcis, che era stato scelto da quest'aquila del Bonelli con un volo di oltre duecento chilometri. Qui aveva trascorso anche l'ultimo inverno, e da qui partiva per viaggi di lungo raggio tipici della specie, che avevano portato la giovane aquila Tepilora a spingersi sino alla Corsica, per poi tornare nel Sulcis: i dati sugli spostamenti monitorati per oltre un anno dimostrano che preferiva il sud-ovest dell'Isola piuttosto che l'area di rilascio, nei pressi di Bitti (NU). 

L'indignazione di tutti, ovunque

Tutti i soggetti, le istituzioni, gli ambientalisti, i cittadini, le associazioni dei cacciatori, gli operatori di Forestas, ovunque sui media esprimono in questi giorni sdegno e, tra le righe, la speranza che il colpevole di questo gesto si renda conto di quel che ha fatto e sia consegnato alla Giustizia.

Alcune considerazioni

Atti criminosi contro la fauna selvatica, anche esemplari rari e preziosi in Sardegna, come quest'aquila fasciata, o come il falco pescatore ed altri recentemente ricoverati presso il centri Fauna Selvatica (CARFS) gestiti dall'Agenzia regionale Forestas, sono l'altra faccia della medaglia di un fenomeno crescente, seppur marginale, che riguarda comportamenti insostenibili, irrispettosi dell'ambiente: un gesto criminale come questo, seppur isolato, rischia di compromettere un'intera linea di attività, alla stessa stregua di chi, pur isolato, abbandona rifiuti per strada o non rispetta le regole per il conferimento dei rifiuti, o getta la plastica in mare.
Ci sarà da chiedersi, quando saranno state completate le indagini, se la causa di questo episodio e di altri sia l'inqualificabile ignoranza o piuttosto la volontà di rallentare o bloccare tutto ciò rappresenta il ritorno di questa specie così iconica e importante per la funzionalità degli ecosistemi delle foreste mediterranee.

Stridente, il contrasto con quanto visto pochi giorni fa a Bitti, ad esempio, dove è stato celebrato ‘il giorno dell’Aquila’ all’interno del Parco della Tepilora, con attività per bimbi e adulti, per salutare il ritorno dell’Aquila di Bonelli.

L’uccisione dell’aquila “è un delitto che, oltre a costituire un reato ai sensi della normativa nazionale e comunitaria, causa un grave danno di immagine alla Sardegna davanti alla comunità nazionale ed internazionale”, come ha giustamente stigmatizzato l'Ispra.

La speranza

Nel condannare l’azione inqualificabile compiuta contro Tepilora, il personale di Forestas e tutti gli altri partner impegnati nel progetto sono certi che la comunità dell’isola si farà custode delle altre aquile che volano oggi sicure nei cieli sardi, certi che la prossima primavera vedrà nuovamente, dopo tanti anni, gli imponenti nidi della magnifica Aquila di Bonelli nelle foreste della Sardegna.

Restano la convinzione e la consapevolezza del valore ambientale e naturale, della valenza anche culturale per il nostro territorio: operazioni come la reintroduzione dell'aquila del Bonelli non possono e non devono fallire, nonostante questa perdita. Gli esempi virtuosi sono a due passi da noi: la Spagna, ma anche la Sicilia e la Calabria (dove l'aquila fasciata compare pur saltuariamente) dimostrano che anche la nostra Isola può e deve continuare a credere in questa reintroduzione.

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