In tempi di corona-virus, può essere utile ricordare uno dei più grandi insegnamenti della Natura: resistere, adattarsi, riprendersi con tenacia dopo ogni difficoltà (nonostante gli ostacoli e gli eventi imprevisti).
La Resilienza
In ecologia questo concetto viene spesso usato per descrivere la capacità di reazione, di auto-riparazione e rinnovamento dopo un evento naturale e non, dopo una minaccia o una perturbazione dell'ecosistema, dopo una interferenza esterna, dopo un trauma...
Questa "dote" - che si riassume con la parola resilienza - è talmente importante da essere usata in molte altre discipline, tra cui la psicologia (capacità individuale di affrontare le difficoltà) l'ingegneria (capacità dei materiali di sopportare gli stress o di assorbire urti o deformazioni ) in biologia (capacità di auto-riparare un danno a un organismo o un tessuto)...e persino in informatica e nelle scienze dei materiali (resistenza a stress di funzionamento e usura dei sistemi e dei materiali).
Insomma, come in altri ambiti umani, la resilienza è importante: è la capacità di adattarsi ad un cambiamento e andare oltre in modo da poter superare l'evento imprevisto e fare tutto il necessario anche in condizioni eccezionali. L'origine latina della parola (dal latino resiliens, dal verbo resilire che significa rimbalzare) rende ancor più chiaro il concetto.
Esempi quotidiani, banali ma esemplificativi, sono sotto i nostri occhi: un bosco che lentamente riprende terreno dopo un incendio, un ciuffo d'erba che sbuca dall'asfalto, la vegetazione che sopravvive tra il cemento, gli uccelli che si adattano alla vita in città, gli insetti che colonizzano qualunque ambiente...
RESISTENZA VS. RESILIENZA
C'è poi differenza tra resistenza e resilienza. Tanto più grande è un sistema, tanto più complesse sono le variabili che lo governano: nel caso degli eco-sistemi ha sempre affascinato gli studiosi lo studio della "capacità di reazione" per superare le difficoltà dell'ambiente (cioè la resistenza) ma altrettano interesse desta un'altra variabile (la resilienza) che si può descrivere come la rapidità di recupero di un organismo (o di un sistema, come il bosco) da un danno o un evento distruttivo. Attraverso la resilienza, si apprende e cosi ci si adatta al disturbo.
Di fronte al fuoco, ad esempio, alberi diversi reagiscono in modo diverso.
La sughera è una specie resistente a questo fattore: se non decorticata, riforma subito la chioma dopo il passaggio delle fiamme, perchè il sughero ne protegge i rami.
Il leccio è invece resiliente: dopo il passaggio del fuoco la parte aerea dell'albero muore...ma dalla parte ipogea e dalle radici (se non danneggiate dal fuoco) si sviluppano le gemme che daranno origine ad una nuova pianta.
C'è resistenza (ed una "tenacia" che ci piace definire "sarda") nei lecci e nei ginepri che crescono nelle rocce, nonostante le intemperie e la scarsità di nutrimento; c'è resistenza nell'edera che riesce a superare gli ostacoli naturali arrampicandosi sulle più impensabili superfici rocciose, c'è resistenza (e bellezza) nella la Peonia che proprio in questi giorni sbuca dai terreni rocciosi, colorandoli di tinte meravigliose.
La "tenacia" del bosco: maestro di resilienza e di resistenza
Gli ecosistemi mediterranei come quello in cui viviamo, hanno dunque sviluppato una forte resilienza (affrontando e adattandosi nel tempo a grandi variazioni dell'Ambiente, temperature estreme, incendi, mareggiate, alluvioni, forti venti...) e questo ha permesso loro di conquistare (o conservare intatto) l'habitat.
Ancora il leccio poi, emblema di resilienza (per la capacità di recupero da incendi e tagli, seppure nell'orizzonte di decenni) e resistenza: ci mostra spesso un suo particolare meccanismo di estrema difesa dal pascolo intensivo, in cui la ramificazione e le foglie della piantina si riducono ad un arbusto (cespuglio o pulvino con foglie spinose) per tenere lontano gli animali che ne brucherebbero tutte le giovani foglioline.
La resilienza è ovunque in Natura...e spesso si differenzia (e si misura) con la rapidità di recupero: il sistema-bosco, attraverso la resilienza, apprende e cosi si adatta al disturbo (ma servono decenni).
Nelle belle immagini allegate a questo articolo, tantissimi esempi che raccontano la resilienza e la resistenza - in una parola la "tenacia" - dei boschi della Sardegna.