Basalti colonnari di Guspini, Guspini
Interessato in passato da attività estrattive, il colle offre sul fronte di cava una parete affiorante di prismi basaltici verticali, accostati secondo la caratteristica forma a “canne d’organo” ed alti una ventina di metri, che rivestono un grande interesse scientifico e paesistico. I prismi hanno avuto origine dal raffreddamento della lava pliocenica che, avvenuto molto lentamente, ha creato una perfetta fessurazione verticale delle colonne. Pur non mancando nell’isola altre simili formazioni basaltiche -Marghine del Gollei, Cabu Nieddu presso Oristano- gli esemplari guspinesi sono particolarmente apprezzabili per la straordinaria nettezza del taglio.
Provvedimento istitutivo: Decreto Assesorato Difesa Ambiente n. 23 del 18.01.94
Interesse culturale:
Il toponimo zéppara (o cépera), indicante un cocuzzolo isolato in pianura, ricorre in più luoghi della Sardegna meridionale, per esempio sulla Giara, dove si trovano Zéppara Manna e Zepparedda (MANCOSU, 1979).
Non si conoscono resti di monumenti archeologici nelle immediate vicinanze del monumento naturale. Nel rimanente territorio si conservano numerosi nuraghi (Crobus, Ominis, Porcus, Bacchis, Crabili, Argiola, Santa Sofia, Gentilis) e monoliti (Su Caddu de su Pirau Mascu, Prunas, San Simplicio, Perdas Longas). Testimonianze di fortificazioni preistoriche rimangono sul monte Saurecci.
L’abitato di Gùspini, pur profondamente rinnovato nell’edilizia abitativa, conserva alcune chiese notevoli (S.Nicola di Mira, S.Maria).
Tutela e valorizzazione:
l sito dove si apre la parete di cava che meglio permette di apprezzare la struttura a colonne dell’affioramento basaltico si trova in un’area tenuta ad orto/frutteto, in pratica aperta al pubblico. Purtroppo, le case costruite recentemente tra la strada e il fronte di cava ne impediscono una visione d’insieme a media distanza. Buona invece la visibilità a pochi metri. Un eventuale diradamento della vegetazione arborea ed arbustiva ne migliorerebbe l’osservabilità e la fotografabilità.
Sospesa l’attività di cava, che paradossalmente ha reso più godibile l’emergenza dei prismi verticali, i rischi cui può essere soggetta l’area d’insidenza sono praticamente scarsi se non improbabili, essendo vigente la destinazione urbanistica di rispetto del verde. Non si dovrebbe tuttavia rimboschire il colle per evitare di nascondere la sua forma, e l’eliminazione di ricoveri di animali, attrezzi e oggetti vari che oggi ingombrano il sito ne migliorerebbe l’immagine.
Emergenza naturale e ambiente:
La collinetta isolata di Monte Cépera (varianti: Cuccureddu ’e Zéppara, Monte Zéppara), oggi raggiunta dall’abitato guspinese, è costituita interamente da basalti olivinici, a grana molto fine, caratterizzati da fessurazione colonnare, ben evidente in una piccola cava abbandonata. Il fronte di cava mostra un affioramento di prismi basaltici verticali, alti una ventina di metri, che sono il monumento che si vuole tutelare, di grande interesse didattico. L’altitudine dell’affioramento va da 110 a 156 m slm e il colle raggiunge un massimo di 167.
Della Marmora, che lo disegnò nello stato precedente all’apertura della cava, notò che i prismi basaltici di Monte Cépera per la loro verticalità si differenziano dai prismi visibili in più punti sull’Arcuentu, che invece giacciono in posizione orizzontale.
Le misure per il singolo elemento sono mediamente di 20-30 cm di diametro e di 0,8-1,3 m di altezza sul suolo della collina. Uno dei prismi era stato piazzato a mo’ di limite all’entrata del villaggio. Un altro colle non lontano (Montixeddu) pure presenta analoghi prismi, verticali e inclinati, seppur meno regolari di quelli di Monte Zéppara.
Il fronte esposto della cava oggi permette di cogliere un’immagine diversa: si è in parte perduta la naturalità dell’emergenza, ma si possono apprezzare meglio la forma e la giacitura dei prismi che, stretti in mazzo, tendono verso l’alto a disporsi a ventaglio. Lo scavo, fatto per estrarre materiali da costruzione (blocchetti e materiale di risulta) ha messo in evidenza la struttura interna della lava, non ancora alterata.
Monte Cépera (superficie di 0,038 ha) è un piccolo cono basaltico la cui origine è legata alle manifestazioni vulcaniche plio-quaternarie impostate lungo le fratture, prevalentemente distensive, che hanno determinato lo sprofondamento del Campidano. La lava è fuoriuscita da un serbatoio magmatico profondo legato al complesso apparato vulcanico dell’Arcuentu. Il conetto poggia sul substrato scistoso paleozoico, in corrispondenza di una frattura dalla quale la lava è risalita. Al contatto con le lave, si trovano anche lembi di calcare dolomitico fossilifero di dubbia attribuzione al Trias. La struttura prismatica ha avuto origine dal raffreddamento lento della lava pliocenica, con formazione di fessure che delimitano prismi a sezione poligonale perpendicolari alle superfici equipotenziali di raffreddamento.
L’unità paesaggistico-geomorfologica di appartenenza di Monte Cépera è il complesso del Monte Arcuentu, la cui mole tormentata è attraversata da grandi filoni basaltici in direzione E - O. Il colle risalta nella fascia pedemontana che orla l’Horst paleozoico cristallino di Montevecchio - M. Candelazzu - M. Margherita, al bordo occidentale del Graben campidanese.
Il basamento paleozoico, rappresentato da alternanze di metarenarie e filladi, attribuite da Carmignani et al. (1987) al Cambrico p.p. - Ordoviciano p.p., e dal plutone granitico dell’Arburese, costituito da un nucleo centrale di leucograniti a due miche circondato da tonaliti e granodioriti tonalitiche, affiora nel settore occidentale. Lungo i contatti le rocce incassanti sono caratterizzate da una marcata aureola metamorfica con abbondanti prodotti di metasomatismo.
Il complesso filladico è interessato da dolci piegamenti ad asse ENE-ONO, e da fratture e faglie con la stessa direzione o coniugata, mentre il corpo intrusivo è affetto da fratture ad andamento radiale. Alcune delle manifestazioni filoniane, che con chimismo da persilicico a femico si sono iniettate lungo i sistemi di frattura, sono mineralizzate a solfuri di Pb e Zn. Ricoprono le formazioni paleozoiche piccoli lembi di sedimenti trasgressivi, rappresentati da arenarie e conglomerati a cemento rossastro, calcare cavernoso e calcare grigio compatto passante verso l’alto a calcare rossastro e a calcare a Rhyzocorallium, Myophoria goldflussii Zicht. del Trias, e da conglomerati ed arenarie rosso violacei, in facies continentale dell’Eocene. Nel settore dell’abitato di Gùspini si rinvengono marne siltose ed arenarie mioceniche, parzialmente obliterate da brecce vulcaniche, in parte stratificate con elementi di basalto in cemento tufitico, e colate basaltiche.
Ad E dell’abitato di Gùspini degrada dolcemente la piana del Campidano, modellata nei terrazzi delle potenti coperture detritiche, in prevalente facies alluvionale, del Plio-Quaternario.
D’interesse naturalistico è anche il quasi omonimo colle vulcanico di Sa Zéppara (87 m slm), un altro piccolo cono non lontano.