Quando gettiamo per terra l'incarto di un cioccolato, una confezione di plastica, il mozzicone di sigaretta o qualsiasi materiale non biodegradabile, stiamo lasciando un'eredità di dubbio valore a chi abiterà questo pianeta dopo di noi: saranno i nostri figli, nipoti e pronipoti a subire gli effetti del nostro inquinamento, di quel gesto inutile e dannoso, di quel materiale abbandonato in natura. Il mare, ed i boschi in particolare, ne stanno già mostrando gli effetti.
Si inizia a parlare diffusamente anche del fenomeno delle micro-plastiche: particelle di dimensioni inferiori al millimetro o millesimi di millimetro, talmente piccole da risultare invisibili a occhio nudo, di origine sintetica - spesso prodotte a partire dal petrolio o dal caucciù - derivanti dalla frammentazione di oggetti più grandi o disciolte come costituenti di cosmetici, abiti impermeabilizzati etc...
La dimensione del problema
Ogni cosa abbandonata in natura, cioè lasciata nel posto assolutamente più inopportuno tra i tanti possibili, rimarrà per secoli nell'ambiente contribuendo all’inquinamento del nostro pianeta con conseguenza più o meno gravi sulla vita, sul paesaggio e sulla qualità ambientale, gravando solo sulle generazioni future.
Vediamo già gli effetti dei comportamenti di chi ci ha preceduto: la confezione in plastica di un cioccolato ai cereali, lasciata cadere lungo un sentiero da un giovane escursionista dieci anni fa, sarà oggi ritrovata tal quale da suo figlio; e molti bambini hanno sempre meno conoscenza (e coscienza) di cosa sia un ambiente intatto, profumato, naturale, di un bosco con le sole sfumature del vegetale e del soprassuolo, del giallo foliage autunnale o dei colori dei fiori in un bosco in primavera.
La bottiglia di birra, la lattina di coca o il bossolo di un proiettile usato da un cacciatore, lasciati dietro un cespuglio di corbezzolo alla fine del secolo scorso, oggi risultano uno sgradevole reperto archeologico all'ombra di un grande albero, che mostra alle nuove generazioni gli effetti della nostra inciviltà. Non esistono sentieri, boschi e ruscelli dove non si possano incontrare tracce di inciviltà.
Nel corso dei sopralluoghi lungo i sentieri e le piste forestali, attraverso le aree naturali di maggior pregio nei boschi della nostra isola, spesso il personale dell'Agenzia Forestas incontra veri e propri depositi di inciviltà, concentrati nei luoghi più inattesi o distribuiti lungo i percorsi: sui calcari deiSupramontes, tra le leccete del Gutturu Mannu, tra le creste dei Settefratelli o fra i castagni del Gennargentu, tra i Tacchi d'Ogliastra o nella macchia mediterranea lungo le pinete costiere, nessuna area verde ha scampo.
Quanto dura un rifiuto abbandonato?
Ogni anno vengono abbandonate tonnellate di rifiuti non biodegradabili, che degraderanno in tempi lunghissimi, contaminando l'ambiente:
- un mozzicone di sigaretta dura almeno 5 anni, come una gomma da masticare;
- una lattina di alluminio resterà sul terreno tra 20 a 200 anni;
- un sacchetto di plastica, se nel frattempo non avrà fatto soffocare qualche animale indifeso, permarrà tra 100 e 900 anni insieme a piatti e posate e bicchieri di plastica, bottiglie, cartucce;
- il polistirolo imbiancherà il bosco per mille anni, più di un ghiacciaio perenne!
- una bottiglia di vetro, testimonierà per 4000 anni l'inciviltà di chi l'ha abbandonata.
Cosa fare?
I fenomeni collettivi richiedono consapevolezza diffusa. Quel che si può fare è quindi semplice: invertire la tendenza. Capire, cambiare, non lasciare niente dopo il nostro passaggio. L'educazione ambientale nelle scuole è solo una cura preventiva, che non risolve il problema di accumulo.
Ancora meglio si può fare sommando tante azioni dei singoli: portar via qualcosa, tra il tanto che troviamo lungo il nostro passaggio durante un'escursione - per annullare con un buon gesto, l'idiozia di chi ci ha preceduto. Raccogliere e smaltire bene (e nel posto giusto) ciò che era stato abbandonato da qualcun altro, interromperà forse il lunghissimo conto alla rovescia del degrado in natura.