MONTE MINERVA E LE SUE ROSE ANTICHE
Sembrerà strano, ma il bosco di Monte Minerva ad ogni primavera, da qualche anno, offre ai visitatori le intense fragranze e i delicati cromatismi del suo roseto antico. Le particolarissime siepi di olivastro e ligustro, modellate secondo l’Ars topiaria del Giardino italiano, e le secolari roverelle fanno da cornice a questa interessante collezione botanica che conta circa una ventina di specie.
Com’è nata l’idea di realizzare un roseto antico in mezzo ad un bosco? Principalmente dalla necessità di valorizzare questo vivaio dandogli una caratterizzazione che richiamasse l’importanza storica di Villanova Monteleone e del suo territorio e ripercorresse la storia dell’uomo attraverso la storia delle rose. Ogni rosa di questo roseto è l’interprete di momenti della vita di grandi personaggi, specialmente di donne che hanno saputo mantenere vivo l’amore anche nei periodi di guerre fratricide, di studiosi della natura che hanno dedicato la loro vita a ciò che ai più appare come l’effimero ma per altri rappresenta l’essenza della vita. Come davanti a un’opera d’arte, davanti a queste rose è possibile trovare quella pace interiore che fa sentire ciascun uomo partecipe di una bellezza che è ragione superiore della nostra esistenza.
Le Rose nel tempo
L’origine delle rose si perde nel tempo: da studi e ritrovamenti fossili pare che questa specie sia presente sul nostro pianeta già da 35 milioni di anni, tuttavia alcune teorie sostengono che le rose avrebbero probabilmente avuto origine in Asia Centrale addirittura dai 60 ai 70 milioni di anni fa e si siano propagate in tutto l’emisfero settentrionale.
Le prime forme esistenti di Rose spontanee (botaniche) avevano caratteristiche tra loro comuni: un fiore semplice a cinque petali, la capacità di una fruttificazione abbondante, un portamento sciolto e lianoso, un vigore e una forza tali da perpetuarsi nei secoli fino ai nostri giorni..
Grazie alle spine ha potuto difendersi dal morso degli animali mentre lo sviluppo del profumo e del colore sono stati elementi di attrazione per gli insetti impollinatori e di perpetuazione della specie. Nel tempo sono comparse numerose mutazioni e per secoli l’uomo ne ha goduto dell’aspetto commestibile e curativo; solo in epoche relativamente recenti è stato considerato anche l’aspetto ornamentale con la creazione di nuove varietà attraverso l’ibridazione. Ciò ha contribuito notevolmente allo sviluppo e alla diffusione e alla popolarità della rosa. Nell’emisfero boreale sono state individuate circa 160 specie mentre nell’emisfero Australe non è stata rinvenuta nessuna Rosa botanica. Di queste 160 specie individuate, solo poche sono le capostipiti che hanno originato tutte le rose ottenute negli ultimi due secoli, tra le più importanti e determinanti ricordiamo: R.Chinensis, R.Gigantea, R.Multiflora, R.Moschata, R.Foetida, R.Fedschenkoana, R.Rugosa e R.Gallica (Fig.1). Quest’ultima ha avuto un ruolo fondamentale quale capostipite del vasto gruppo delle Rose Antiche Europee.
La vera e propria coltivazione ebbe inizio circa 5.000 anni fa in Persia, dove divennero il simbolo della città di Babilonia e l’arte del giardino, che ha avuto la sua massima espressione nei Giardini pensili di Babilonia, ha influenzato moltissimo l’occidente. In Egitto, in alcune tombe, risalenti al IV secolo a. C., furono trovate ghirlande di rose, probabilmente la Rosa veniva coltivata per ricavarne oli ed unguenti utili alla mummificazione.
In Grecia i ritrovamenti rinvenuti nel Palazzo reale di Minosse a Cnosso risalenti al 1.800 a.c. hanno rivelato, su ceramiche ed affreschi, raffigurazioni di Rose insieme ad altri fiori. Omero racconta dello scudo di Achille decorato con rose e di come Afrodite usò olio di rose per preparare alla sepoltura il corpo di Ettore ucciso proprio da Achille.
In Cina, zona di maggiore provenienza delle rose si è affinata l’arte della coltivazione già in epoche molto remote e nelle residenze imperiali esistevano veri e propri roseti. Nella Biblioteca imperiale del periodo di Confucio (500 a.c.) erano presenti diversi libri che parlavano di questo fiore e trattavano dei procedimenti estrattivi delle sue essenze. Si devono ai cinesi, le diverse ed accurate selezioni che furono molto importanti per l’evoluzione della rosa nei tempo.
Ai romani si deve la larga diffusione delle rose in occidente, importate dai paesi con i quali venivano in contatto: la Persia, l’Egitto, la Grecia.
Nell’Antica Roma si faceva uso di R. canina, R. gallica e R. moschata. Il fiore completo veniva utilizzato come ornamento mentre i petali erano usati per aromatizzare il vino e per produrre l’olio rosato dalle tante proprietà terapeutiche. Furono propri o i Romani ad introdurre la tecnica dell’innesto per una riproduzione rapida ed efficace e la tecnica della forzatura co n serre riscaldate per avere più raccolti durante l’anno e per svincolarsi dalle importazioni dall’Egitto che teneva alto il prezzo. Dalla fine del IV sec d.c., infatti, la coltivazione della rosa per le celebrazioni imperiali fu tale che a Pompei i campi di rose sostituirono i campi di grano tanto che Seneca criticò aspramente questi inutili sprechi a danno del popolo, imputando anche a questa vanità la decadenza dell’impero romano.
Le rose dei Crociati
Con la caduta dell’impero romano e l’avvento del Cristianesimo la rosa entra in un periodo di declino perché associata all’impero romano, e perciò al paganesimo, e la sua coltivazione è relegata ai monasteri e centri religiosi anche se Carlo Magno (VIII sec.) in un importante trattato inserisce la rosa seconda agli iris nella coltivazione degli orti sotto la sua corona. Nell’anno 1096 papa Urbano II, che indisse la prima Crociata nel 1095, ne fece un simbolo di benedizione dedicando la rosa alla Madonna. Successivamente, San Domenico nel 1200 istituì il Santo Rosario, prorogando la pratica di recitare quindici decine di Ave Marie attraverso una ghirlanda di centocinquanta rose secche attraversate e tenute insieme da un filo. Solo nella seconda metà del ‘500 le rose saranno sostituite da pietre preziose.
Dal 1096 alla fine del 1200 si combatterono le Crociate e le truppe, provenienti da tutta l’Europa, tornarono alla fine di ogni guerra importando nei propri Paesi i prodotti di quelle terre e la loro raffinata cultura. Furono così reintrodotte in Europa R. gallica, R. damascena, R. moschata e R. alba che domineranno lo scenario botanico di tutto il Medioevo. Oltre a queste pare ci fosse anche la Rosa Damascena Autunnalis, ovvero la Quatre Saison Continue, importante per avere una seconda fioritura in autunno.
Fu nel XIII secolo che le rose tornarono quindi ad essere popolari in Europa e conobbero grande diffusione nei giardini dei nobili. Si iniziò ad utilizzarle nelle ghirlande per le giostre ed i tornei cavallereschi e la richiesta fu tale da far nascere il mestiere di fiorista. In particolare ebbero grande fulgore le rose bianche perché solo le vergini, nel Medioevo, potevano portare una ghirlanda di rose bianche e il fiore doppio ed elegante della Rosa alba semiplena (Fig.2) o quello stradoppio, bianco crema della Rosa alba maxima ben si prestarono, con il loro delicato profumo, ad adornare il volto delle fanciulle. Nell’arte e nella vita comune cresce così nel tempo un fortissimo simbolismo religioso, così La rosa rossa, come il sangue di Cristo, diventa simbolo della passione di colui che ha donato la vita per amore dell’umanità, mentre la rosa bianca è assunta ad emblema di purezza.
Da hortus conclusus a locus amoenus
Nel Medioevo, nei palazzi signorili e nei monasteri, l’orto/giardino continua a d essere considerato essenziale oltre che la coltivazione di fruttiferi ed essenze officinali, anche come luogo di contemplazione e meditazione. L’hortus conclusus è dunque un luogo raccolto e perfetto, a planimetria quadrata delimitata da porticati, dove lo spirito ritrova l’originaria bellezza della creazione e dove, quando presente, il pozzo centrale simboleggiava Dio, fonte della vita.
L’influenza della cultura araba con la concezione del giardino come luogo paradisiaco, dove tutti i cinque sensi vengono stimolati e possono trasmettere sensazioni ed emozioni, luogo ideale per la contemplazione de Divino nelle sue manifestazioni terrene, modificò concezione del giardino che da “hortus conclusus” inizia trasformarsi in “locus amoenus”. L’orto, così come nell'età classica, riacquista un valore come luogo d'incontro e di svago, ove è piacevole conversare, meditare e riposarsi.
La guerra delle due rose (1455-1485)
Nel 1455 scoppiò la guerra delle “due Rose”, la contesa al trono tra i signori di York e di Lancaster, i primi avevano come emblema una rosa bianca (probabilmente Alba incarnata) mentre i secondi una rosa rossa (Rosa gallica). Come segno di pacificazione tra le due famiglie sembra sia stata presa come stemma la R. gallica “Versicolor”, la prima rosa variegata della storia che ha delle belle striature bianche sul rosso dei petali. Questa è una mutazione spontanea, forse già presente in epoca romana, di R. gallica officinalis grazie alla quale si passa alla coltivazione di una rosa per le sue proprietà medicinali ad una rosa coltivata esclusivamente per la sue qualità ornamentali. R.gallica versicolor (Fig.3) era molto apprezzato già ai primi del XII secolo come testimonia il nome con cui è anche conosciuta: Rosa Mundi in onore di Fair Rosamund, l’amante sedicenne di Enrico II.
Nasce il Giardino
L’idea del giardino come espressione artistica nasce nel Rinascimento italiano del ‘400, con le nuove esigenze estetiche e una diversa sensibilità dettate dalla cultura dell’epoca. Il giardino ritorna ad essere, così come era nell’età classica, un luogo di incontro e di discussioni filosofiche e politiche, di riposo e contemplazione della natura. La coltivazione dei roseti è di gran moda e la rosa è ampiamente presente nei giardini signorili e sempre più anche nell’Arte. In particolare, nelle rappresentazioni pittoriche sacre di Giotto, del Beato Angelico, di Lippi e del Ghirlandaio compaiono le rose e splendidi giardini ricchi di questo fiore. Dalla seconda metà del ‘400 le rose diventano anche elemento decorativo e, nella Nascita di Venere e della Primavera di Botticelli, ì la sacralità attribuita alla rosa si unisce al profano delle divinità pagane.
Il giardino quattrocentesco ricorda però ancora l’hortus conclusus, nel suo disegno semplice e lineare: è un vasto rettangolo recintato da un alto muro che lo divide dalla casa, disegnato con criteri funzionali che si armonizzano e rispettano l’architettura dei palazzi. Con l’affermarsi dell’Umanesimo, e quindi della supremazia dell’uomo sulla Natura, il Giardino italiano si adegua all’architettura della residenza dei nobili, le piante vengono modellate secondo il gusto dell’epoca e specie come mirto, tasso, bosso, cipresso disegnano le geometrie delle aiuole.
Questa linearità nelle forme inizia ad essere abbandonata nel tardo Rinascimento quando il gusto Barocco introduce nel Giardino i primi elementi fantastici e il gusto dell’esotico. La coltivazione della rosa conosce quindi un periodo di stasi perché in quel periodo si fanno strada le bulbose: tulipani, giacinti, narcisi, peonie ornano i giardini di nuovi colori e profumi.
In contrasto con la visione umanistica, nel ‘700 si fa strada il pensiero illuminista che vede l’uomo come parte della Natura, capace di goderne senza averne timore ne doverla dominare. In Inghilterra prima, e poi ovunque in Europa, si diffonde l’idea che il giardino si debba inserire nel contesto naturale, rispettando e salvaguardando quanto più possibile le specie autoctone. In contrapposizione con il Giardino italiano, modellato dall’Ars topiaria con le rigide geometrie delle sue siepi, nasce il Giardino inglese. La rosa, riprende ora il suo spazio nei giardini di nuova concezione.
La coltivazione della rosa dal XVI al XIX secolo
Nel XVI secolo la coltivazione dei roseti divenne di moda e la rosa è ampiamente presente nei giardini signorili e sempre più anche nelle rappresentazioni pittoriche tanto che è stato possibile individuare tantissime varietà esistenti ancora oggi sulle colline toscane. Pian piano la rosa diviene un gradevolissimo elemento decorativo e oggetto di vero studio botanico.
Tra il ‘500 ed il ‘600 l’Olanda fu un grande centro di coltivazione e produzione di nuove rose la grande attività nel campo botanico e vivaistico ha contribuito allo sviluppo della tecnica dell’ibridazione, sfociata nella creazione di Rosa centifolia. Questa rosa, che nasce dall’incrocio di una Damascena e una Alba e ha un fiore opulento e profumato, è detta anche la Rosa di Olanda o Rosa dei Pittori Fiamminghi perché ispirò diversi artisti che la ritrassero nelle nature morte.
Dalla seconda metà del ‘600 la coltivazione della rosa conosce un periodo di stasi perché in quel periodo si fanno strada le bulbose: tulipani, giacinti, narcisi, peonie ornano i giardini di nuovi colori e profumi.
Nel ‘700, dopo il declino nella seconda metà del XVII secolo, un grande impulso alla coltivazione della rosa fu dato dall’introduzione di Old blush China, varietà antichissima rifiorente, già presente nei giardini cinesi nel 3.000 a.C. Questo piccolo arbusto profumatissimo, dai piccoli fiori rosa pallido cangianti, divenne il progenitore della maggior parte delle rose prodotte in seguito, fino ai giorni nostri. Squisita testimone di questo secolo, introdotta in Francia dal botanico Jacques Martin Cels, è Celsiana (Fig.4) la cui unica e tardiva fioritura è molto generosa e produce fiori semidoppi rosa pallido che tendono a scompaginarsi ad antesi piena dando alla pianta un aspetto elegante, accompagnato da una fragranza delicata e persistente.
L’Illuminismo prima, che ha sancito i principi di libertà e uguaglianza, e la contemporanea Prima rivoluzione industriale inglese, con l’avvento della meccanizzazione, hanno permesso che una nuova classe sociale, la borghesia, si affacciasse nella società conquistando poteri politici ed economici che prima erano esclusivi della nobiltà.
I giardini si diffondono nelle case borghesi e non esiste più uno stile predominante ma molti stili che rispondono ai gusti diversi dei nuovi proprietari. Aumenta così la ricerca delle varietà più originali ed esotiche: siamo nel periodo dell’espansione coloniale dell’occidente. Molte nuove varietà nascono per caso come la prima Rosa bourbon che prende il nome dall’omonima isola (oggi Rèunion) dove un ignaro giardiniere accostò casualmente una rosa damascena “Quatre saison” alla “Old blush China”. Dai semi che ne derivarono si sviluppò la prima Rosa bourbon. Questa arrivò in Francia e fu riprodotta e incrociata dando origine ad un gruppo di varietà nell’insieme definite bourboniane. Le rose bourboniane ebbero una larga diffusione anche nei periodi successivi, per la particolare forma del loro fiore a coppa, ricchissimo di petali. La Reine Victoria (Fig.5) è una splendida rosa con fiori rosa antico che, in virtù del lungo picciolo, si reclinano dolcemente verso lo spettatore.
La ricerca di di piante esotiche e di varietà sempre più nuove e particolari divenne una vera mania collezionistica che non solo diede un forte impulso al lavoro di giardinieri ibridatori che, in questo periodo, realizzarono bellissime nuove cultivar, ma fece nascere i cacciatori di piante. Si trattava di una appassionati che affrontavano viaggi lunghissimi per località sperdute solo per trovare nuove specie.
Il giardino de “La Malmaison”
Giuseppina Bonaparte (1763-1814) realizza nel giardino della sua residenza, nel castello de “La Malmaison”, la più grande collezione di rose mai esistita, che arrivò a contemplare oltre 200 varietà. Nel 1832 i giardinieri Dupont e Hardy crearono Mme Hardy (Fig.6), una bellissima rosa dai numerosi petali bianchi intrecciati tra loro a formare un magnifico ricamo, dedicata da Mr. Hardy alla propria moglie. Lo spirito collezionistico dell’imperatrice la spinse ad utilizzare le sue conoscenze ed il suo potere per ottenere dai vivaisti francesi, olandesi e inglesi tutte le varietà esistenti all’epoca, il cui reperimento non veniva ostacolato neanche dai conflitti allora assai accesi tra Francia e Inghilterra come se la “storia della rosa” fosse incurante delle mere vicende umane.
Da questa collezione sono iniziate le ricerche e gli studi che hanno portato alla creazione delle oltre 20.000 specie ora esistenti.
Le rose del 1800
E’ in questo secolo, pervaso dal Romanticismo, che la rosa conosce forse il suo massimo splendore con la creazione di moltissime nuove qualità dedicate a personaggi illustri: Chapeau de Napoleon dai particolarissimi sepali che ricordano il cappello di Bonaparte, Alain Blanchard creata in onore del comandante francese che combatté nella guerra dei cent’anni, Cardinal Richeieu (Fig.7) dal colore cardinalizio dei sui tantissimi piccolissimi petali che fanno ricordare le zinnie, ancora Marie von Houtte dedicata ad una damigella di fine secolo.
La nascita dei parchi urbani
Questi sono anche gli anni della Seconda rivoluzione industriale (1870-1914) cui conseguono anche il fenomeno dell’urbanizzazione e l’esigenza del giardino pubblico come luogo di svago per tutti. Si fa strada in questa società il concetto di “verde pubblico” e non solo di giardino o parco pubblico, comprendendo in questa definizione anche i viali alberati, le aiuole e qualsiasi isola verde che diventa una necessità per il benessere psicologico e fisico del cittadino. Adattissima ai parchi urbani, frequentati da bambini, era dunque la rosa bourboniana Kathleen Harrop sarmentosa coltivata a cespuglio o come ornamento di recinzioni e gazebo perché, oltre ad essere molto gradevole per la sua abbondante fioritura e il suo delicato profumo, è totalmente priva di spine.
Forse più scenografica dei primi anni del XX secolo è la Variegata di Bologna (Fig.8), una bourboniana creata da Massimiliano Lodi nel 1909. Arbusto molto vigoroso dal grande fiore cremisi screziato di bianco che incontra il favore di molti amanti dell’effetto scompigliato della sua generosa fioritura.
Contestualmente alla creazione di queste nuove specie e varietà vi fu un declino delle rose antiche, quando i nuovi ibridi di rose, non profumate ma rifiorenti, ebbero una diffusione senza eguali nei giardini di tutta Europa, soppiantando tutte le altre rose coltivate fino ad allora.
Discrimine tra rose antiche e rose moderne
Le rose moderne comprendono tutte le varietà ibride che si sono diffuse in Europa a partire dalla fine del secolo, ma si considerano tali solo quelle create dopo il 1914. I primi ibridatori erano dei veri e propri appassionati di rose, che hanno dato vita alla grande famiglia degli ibridi di Tea, alcuni dei quali trovano ancora molto spazio nelle aiuole contemporanee. Sono nate le prime rose con corolla turbinata, quelle che classicamente compongono il mazzo di rose da utilizzare come dono. Il vantaggio delle rose moderne sta nelle loro abbondanti fioriture, che permettono di avere boccioli e fiori in giardino per la gran parte dell'anno; alcune varietà producono steli molto lunghi con fiori singoli, perfetti come fiori recisi.
Ad oggi, purtroppo, il ruolo che le rose antiche hanno nella collettività non gode ancora del riconoscimento che spetterebbe loro, oltre che per la loro bellezza e l’intensità dei profumi, per l’importanza storica legata all’evoluzione delle diverse specie e dei loro ibridi.
In questo breve percorso abbiamo citato solo alcune delle nostre rose che come gioielli sono incastonate nel bosco di Monte Minerva. Con loro abbiamo ripercorso parte della nostra Storia ma altre ci attendono per intrecciare la loro con le nostre storie e per regalarci altri petali, altre fragranze, altre emozioni.