Orso di Palau

Orso di Palau

E’ caratterizzato da spettacolari forme di erosione eolica e fisico-chimica. Tra queste la famosa Roccia (o tor) dell’Orso, possente scultura naturale in forma di plantigrado col capo volto verso il mare, che si erge a 122 m slm. Nota agli antichi marinai, la roccia diede nome allo stesso promontorio, come attesta già nel II secolo d.C. il geografo greco Claudio Tolomeo (Arcti Promontorium). Una roccia, racconta il geografo, che incuteva paura ai naviganti, in quanto in grado di attirare le navi con la forza di una gigantesca calamita. Il promontorio è stato da alcuni studiosi identificato con l’omerica terra dei Lestrigoni.

Provvedimento istitutivo: Decreto Assesorato Difesa Ambiente n. 702 del 29.04.93

Interesse culturale:
La documentazione del toponimo risale a Tolomeo. In età romana è documentato Arcti Promontorium. Una roccia “simile ad ursa” viene ricordata nel Portolano di Grazia Pauli (sec. XIV) come punto di riferimento per la navigazione nelle “boche di Bucinara” (TERROSU ASOLE, 1987, p. 97). Nei secoli, il nome continua ad essere uno di quelli più frequenti nelle carte geografiche dell’Isola. Nella carta Italia Parte Occidentale del cosmografo P. CORONELLI, del 1692, compare ’Capo dell’Orso’ (Arietis Prom.). Il toponimo è presente in seguito in molte carte di fine ‘600 e del ‘700. La Nouvelle carte de l’Isle de Sardaigne, etc., di MICHELET e BREMOND, del 1719, segnalava il Port de L’Ours, da identificarsi con Palau, sito di fronte all’Isola della Maddalena. Ne derivano tre toponimi attuali presenti sulle tavolette IGM: oltre al monumento, il Capo d’Orso (Fanale) e il colle a questo retrostante, pure denominato Capo d’Orso. Uno schizzo del Capo dell’Orso appare in DELLA MARMORA (Viaggio in Sardegna, P. III, p. 347), il quale aggiunge che, essendo il Capo dell’Orso indicato da Tolomeo nella sua Geografia, la sua forma non dev’essere nel tempo granché cambiata, cosa che testimonia la lentezza del processo di erosione. La roccia granitica dell’Orso di Palau risulta inserita in un territorio molto importante dal punto di vista archeologico. La presenza umana è testimoniata da alcune tombe in tafone e dall’industria litica del Neolitico che si raccoglie nelle vicinanze. Nonostante il degrado del sito non consenta di individuare resti di stazioni all’aperto preistoriche, nelle isole vicine, soprattutto in quella di S. Stefano, sono stati rinvenuti abbondanti utensili in granito, porfido, quarzo e ossidiana, usati come pestelli, macinelli, cuspidi, coltelli e raschiatoi, le cui tipologie rimandano ad una collocazione cronologica nella fase più antica del Neolitico (V millenio a.C.). Associati agli strumenti litici si rinvengono frammenti fittili con decorazioni impresse di tipo molto arcaico e resti malacologici di Patella ferruginea e ossa di Pròlagus sardus. Sulla collina di Capo d’Orso sono state rinvenute due tombe in tafone datate dal Neolitico antico fino al Bronzo antico. Resti di un insediamento neolitico sono segnalate nell’antistante isola di Santo Stefano. Lo stesso tratto di mare di fronte all’Orso di Palau è ricchissimo di relitti di navi onerarie di epoche diverse, i quali testimoniano un intenso traffico commerciale lungo la costa orientale. Una nave di epoca romana con l’intero carico è stata recuperata in prossimità di Spargi e ricostruita all’interno del Museo Navale “Nino Lamboglia” di La Maddalena. Il naufragio della nave di Spargi si colloca tra il I e il II secolo a. C. sulla base delle tipologie delle anfore e degli altri materiali. Nell’entroterra di Palau, a pochi km dal monumento, si segnala per importanza archeologica la collina di Monte Canu, dove si conservano la tomba di giganti di Limizzani (F. 11, mappale 53), il Nuraghe Luchia e alcuni tempietti di epoca nuragica che occupano la parte più alta della collina.
Tutela e valorizzazione:
Data la rocciosità del promontorio, l’uso pastorale del suolo, coperto da rada macchia a cisto, lentisco, ginepro e scarsi lecci, è molto modesto. La vegetazione è più fitta sulle basse pendici. Nella fascia litoranea però le case per vacanza con le loro pertinenze recintate occupano ampi spazi e la vista è ingombra da tralicci, strade e costruzioni. La destinazione urbanistica dell’area a salvaguardia totale costituisce una buona premessa alla conservazione di un monumento peraltro soggetto a notevoli rischi: non tanto per le scritte che lo deturpano, pur assai sgradevoli, quanto per l’impatto che un alto numero di visitatori può provocare. Una delle ’zampe’ dell’Orso risulta particolarmente assottigliata per cui sarà necessario eseguire periodici controlli sulla sua stabilità. È possibile che si debba vietare il passaggio pedonale nello spazio sottostante la massa rocciosa sospesa per motivi di sicurezza. Il monumento è accessibile attraverso un sentiero pedonale in buone condizioni, lungo circa 500 m, che parte dalla strada carrabile. La distanza dal centro abitato di Palau, che è il più vicino, è di 5,2 km. Il potenziale turistico attribuibile all’Orso di Palau è tra i più elevati dei monumenti individuati in Sardegna. Il promontorio è meta di escursioni lungo la costa e per la sua notorietà richiama molti visitatori. È in disuso il Forte militare ai piedi della collina, sul lato E, costruito per la difesa delle Bocche. Il progetto di sistemazione dell’area, in via di dismissione da parte del Demanio militare, lo destina a struttura di accoglimento per i visitatori. Vi si potrebbe accogliere materiale didattico sull’erosione nei graniti, il che potenzierebbe l’uso culturale del monumento. Altri interventi (costruzione di muretti a secco e individuazione di un percorso pedonale) completeranno la sistemazione dell’area circostante.
Emergenza naturale e ambiente:
Il promontorio di Capo d’Orso prende il nome da una forma di erosione in cui la fantasia degli antichi marinai ha visto la sagoma di un orso. Ben visibile dal mare, per quanto ne sia un po’ discosto (circa m 700), e collocato su un dosso a 122 m slm, è da sempre punto di riconoscimento per i naviganti e pertanto menzionato nei portolani. La roccia granitica del monumento si presenta debolmente alterata in superficie, con un caratteristico colore giallo-rosato dovuto all’ossidazione dei minerali ferromagnesiaci (biotite ed anfibolo) in essa contenuti. Si tratta di monzo-graniti inequigranulari e subordinate facies a struttura porfirica. L’affioramento granitico di Capo d’Orso costituisce un lembo del basamento ercinico e pre-ercinico della Sardegna. La litologia della zona si compone di gneiss, micascisti e migmatiti, che formano una fascia di qualche km, estesa dal golfo del Liscia fino a quello di Arzachena. Questa forma, classificabile come tor, è il risultato di fattori geologici e morfogenetici tipici del granito in ambiente meteoclimatico marino. La degradazione meteorica del granito, con sviluppo di superfici sferoidali interrotte dai tafoni, si è molto probabilmente impostata su blocchi strutturalmente definiti già nel Miocene (o nel Pliocene - Pleistocene) in condizioni di clima subtropicale o tropicale umido. Sembra svilupparsi maggiormente al piede dei blocchi, nella zona più umida, per risalita delle acque di capillarità. Il tor dell’Orso è stato non a caso isolato e modellato come per mano sapiente di scultore su un promontorio particolarmente esposto a tutti i venti. Il paesaggio circostante è un tratto della costa granitica NE, dove promontori tondeggianti si alternano ad incisioni vallive parzialmente sommerse, del tipo ria. Queste vallecole sono orientate secondo il sistema di fratture prevalente nel settore NE della Sardegna, che è in direzione SSONNE. Le valli sboccano a mare con cale che sono veri porti naturali (Porto Puddu, Cala di Trana, Rada di Mezzo Schifo, Rada di Palau, Cala dello Stintino, Golfo di Arzachena). Così te alte orlano i promontori, mentre piccole piane alluvionali, dove l’agricoltura e l’allevamento hanno trovato suoli e acqua in discreta quantità, costituiscono un breve retroterra agricolo, tradizionalmente popolato da stazzi. Il monumento è collocato in un tratto di costa frastagliata da cale e promontori fra i più belli della Sardegna, di fronte all’arcipelago della Maddalena. Sulla zona circostante, per il suo alto valore paesaggistico e geologico-geomorfologico, è stata istituita un’estesa area di tutela con il Parco Marino Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, e nelle Bocche di Bonifacio è in via di costituzione il Parco Internazionale. Prossima è la Riserva naturale orientata dell’Isola di Caprera, istituita dal Ministero dell’Ambiente nel 1980.
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