INNANZITUTTO PIANIFICARE

04 Dicembre 2015
Scorci dei versanti Montuosi di Marganai, da SardegnaDigitalLibrary

Per la prima volta nella storia della Sardegna - salvo pochi altri casi limitati e circoscritti - l’Ente Foreste ha cercato di inquadrare nella legittima e doverosa pianificazione la gestione forestale pubblica sulle foreste demaniali, uscendo dalla storica assenza di documenti di Pianificazione. Questo attraverso la redazione dapprima del Piano di gestione del Complesso Marganai - Ripristino del governo a ceduo su aree demaniali (approvato nel 2010) e poi dei Piani Forestali Particolareggiati (PFP) - in corso di approvazione.

Pianificare significa rendere meno estemporanee e più lungimiranti le scelte di gestione

Pensando nel lungo periodo alle potenziali e preziose esternalità che può fornire il bosco, per la nostra e per le generazioni future.
Questo nuovo percorso, mai riconosciuto da chi polemizza contro l'operato dell’Ente Foreste, piuttosto omesso per eliminare un'argomentazione sfavorevole, è invece un percorso positivo, accompagnato da consultazioni dei portatori di interesse e dall'ottenimento dei pareri e delle autorizzazioni da parte delle autorità competenti (ad esempio Servizio valutazione impatti ambientali della R.A.S., Corpo Forestale, Provincia...).
Questo per dire che la presenza di un Piano di gestione è già di per sé garanzia che sia il proponente (Ente Foreste) che i soggetti deputati a vigilare (sull'assetto idrogeologico, sulla conservazione di habitat e specie tutelate, etc.) abbiano fatto tutte le opportune valutazioni e ritenuto il piano congruo. Tanto più quando il proponente, come in questo caso, è un soggetto pubblico con nessun interesse alla speculazione: piuttosto, con un mandato per la gestione sostenibile e la valorizzazione responsabile.

Gli orientamenti gestionali proposti nei Piani forestali particolareggiati (PFP)

- Estesi su circa 51.000 ettari di foreste demaniali della Sardegna, vedono solo una quota pari al 7,6% circa destinata al mantenimento della funzionalità produttiva dei boschi, e la rimanente superficie (oltre 90%) alla funzione protettiva, naturalistica, paesaggistica e sociale.
- In termini di interventi selvicolturali, di circa 51.000 ettari di foreste pianificate questi interesseranno solo 9400 ettari, 742 dei quali di mantenimento del governo a ceduo.
- Si tratta del 1,7% dei terreni delle Foreste demaniali che sarà dunque sottoposta, nel decennio di validità dei Piani, e solo nella aree vocate ad interventi di ceduazione.
LA FUNZIONE PREDOMINANTE ASSEGNATA ALLE FORESTE DEMANIALI RIMANE - A TORTO O A RAGIONE - QUELLA DI CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE FUNZIONI PROTETTIVE E NATURALISTICHE DEI SISTEMI BOSCHIVI.

IL RINNOVATO INTERESSE PER IL CEDUO ed il rifiuto di opposizioni ideologiche a questa forma di governo dei boschi

Confrontando in termini di superfici destinate a questo tipo di intervento - sui diversi previsti nei PFP - il ceduo assume quasi caratteri di “sperimentalità” tali da far pensare in molti casi ad un'idea di ‘silvo-museo’ piuttosto che di sfruttamento di questa forma di governo del bosco.
Premesse sul contesto nazionale e regionale di riferimento:
- Il ceduo è una forma di governo del bosco che basa la riproduzione sul ricaccio delle ceppaie dopo il taglio, riservata alle latifoglie (come il Leccio) con capacità di emissione di nuovi getti o germogli (alias polloni). Con questa forma di governo, la rinnovazione è assicurata dai polloni ed, in particolare nel ceduo matricinato, anche da una quota di piante nate dai semi caduti da piante adulte dette, appunto matricine.

Alcuni dati di fatto:

- L’Italia è il primo importatore mondiale di legna da ardere e il quarto di cippato.
- Universalmente è riconosciuto che l’utilizzo della legna da ardere quale fonte di riscaldamento, sia da considerarsi un'energia rinnovabile, a differenza delle fonti fossili che, come noto, non hanno questa capacita rigenerativa.
- In Sardegna il ceduo, come forma di governo del bosco, interessa 128.700 ettari ovvero circa il 22% dei boschi sardi (fonte PFAR, Regione Sardegna, 2006).
- Nell’area del Mediterraneo i cedui coprono invece oltre 23 milioni di ettari, oltre 3.7 milioni di ettari nella sola Italia (pari al 42% della superficie forestale del nostro Paese) in gran parte di proprietà privata.
- La Sardegna importa - secondo alcune fonti - circa l'80% della legna da ardere da oltremare, pur essendo una delle regioni più boscose del Paese, con una Superficie forestale di oltre 1,2 Milioni di ettari e 583.000 ettari di boschi propriamente detti (24% superficie regionale).
- Il ceduo è un elemento significativo per il paesaggio italiano, per l’economia e per il futuro sviluppo sostenibile delle aree rurali e montane. In aree vocate, quali ad esempio quelle del Marganai MA NON SOLO, il ceduo rappresenta una storica forma di governo in grado di dare risposte in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale (i 3 pilastri della sostenibilità).
- Si rimanda all’articolo del Prof Piussi che nel paragrafo “Biodiversità. Ceduo e Fustaia” descrive i numerosi contesti europei che studiano con interesse il rapporto tra ceduo, paesaggio e biodiversità.
- L’importanza strategica del “governo a ceduo” è evidente anche nell'entità del progetto europeo FutureForCoppiceS con un finanziamento triennale U.E. di oltre settecentomila euro, coordinato dal Centro di ricerca per la selvicoltura (CREA) di Arezzo, con partner l’Università di Firenze e Sassari, la Fondazione Edmund Mach, l’Ente Foreste della Sardegna e l’Ente Terre Regionali Toscane.

Gli "INTERESSI" dell’ENTE FORESTE quali sono?

Quale interesse avrebbe dunque un ente che gestisce 220.000 ettari di territorio regionale con un bilancio annuale di 160.000.000 di Euro, a fare un intervento di taglio del bosco per finalità produttiva in una foresta demaniale se non quello di:
- mantenere una testimonianza di una forma di governo tradizionalmente praticata nel Marganai e che ne ha forgiato il paesaggio, inteso non come elemento di sola naturalità ma anche di storia e di cultura dei (c.d. paesaggi minerari);
- dare impulso all'uso economico sostenibile delle risorse, sviluppando filiere corte ora fortemente deficitarie (la Sardegna importatrice della legna da ardere oltremare);
- rafforzare le piccole imprese forestali locali e contrastare l’impoverimento e l’abbandono di aree rurali già messe in ginocchio dalla crisi economica. Non sono forse le Comunità, gli abitanti ed i lavoratori professionisti di queste aree montane e marginali, uno degli importanti portatori di interesse a cui l’amministrazione regionale deve rispondere? Chi più di loro ha interesse a che il bosco venga conservato e sia in grado di fornire indefinitamente tutti i beni e servizi e le esternalità di cui è capace?
- contribuire al mantenimento della biodiversità laddove, “in conseguenza della ceduazione, si crea un mosaico di classi di età e si evita la dominanza, a scala di paesaggio, di boschi senescenti, e quindi la perdita di elementi strutturali e floristici associati ai primi stadi successionali degli ecosistemi forestali” [Prof. Piussi].
- contribuire alla variabilità del paesaggio e alla biodiversità, anche creando una molteplicità di habitat, dato che non tutte le specie hanno bisogno di un bosco di alto fusto. La diversità floristica è solo uno dei molteplici aspetti della biodiversità che dipende anche dall'uomo. La dichiarazione di Firenze del 2014, redatta congiuntamente dalla Convenzione per la Diversità Biologica delle Nazioni Unite e dall’UNESCO precisa che il paesaggio rurale europeo è un paesaggio bioculturale risultato della storia. Il bosco ceduo è sicuramente interpretabile come aspetto bio-culturale, tema fra l’altro in cui il nostro paese è leader [si rimanda agli scritti del Prof. Agnoletti].

Tutti questi obiettivi sono dettati dagli indirizzi di politica forestale impartiti a livello europeo, nazionale, regionale (PFAR) e dalle disposizioni politiche impartite all’EFS con delibera CdA n. 47 del 12.03.2014.

Crescente domanda di legna da ardere: realtà con cui fare i conti

In sintesi, è assodato che vi sia una crescente domanda di legna da ardere, anche e giustamente alimentata da una coscienza ambientalista che predilige una fonte di energia rinnovabile ad altre fonti fossili, quali il gasolio o i gas di petrolio. Questa necessità ha un riflesso sui boschi, siano essi siti in Sardegna, siano essi siti in Toscana, in Croazia o in Bosnia, per citare alcuni dei più frequenti luoghi di provenienza, perché per produrre legna da ardere è necessario effettuare dei tagli. Ed è anche naturale che il taglio comporti uno stress alle piante tagliate ed alle componenti ambientali, nelle fasi di cantiere. Il punto focale diventa la sostenibilità e capacità rigenerativa della risorsa naturale al di là delle situazioni temporanee e contingenti (esattamente come capita ad un campo coltivato).

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