Non ricordatevi degli alberi solo a Natale!
"Non ricordatevi degli alberi solo a Natale!" è la conclusione di una interessante mini-guida pubblicata pochi anni fa dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze: in questa pagina è possibile scaricare il pdf (allegato anche qui sotto) che in poche righe illustra alcune informazioni essenziali per una scelta responsabile: Natale è uno dei pochi momenti dell’anno in cui in Italia si parla di alberi, altrimenti ricordati solo in caso di eventi drammatici e disastrosi, come incendi o frane. Quindi è importante non perdere quest'occasione per parlare di alberi e foreste.
Cantieri forestali e cimali natalizi
Anche l'attività forestale nei cantieri gestiti dall'Agenzia Forestas comporta una certa produzione di materiale di recupero proveniente da tagli colturali o rinaturalizzazione (sostituzione di impianti di conifere con latifoglie). Questo materiale, in parte utilizzato per la cantieristica forestale, può anche essere destinato ad usi diversi. Con l'approssimarsi del periodo natalizio, arrivano numerose richieste di cittadini, associazioni, enti interessati a ritirare presso le strutture territoriali di Forestas cimali (cioè cime recise di un albero, specie conifera del genere Pinus).
Il regolamento interno dell'Agenzia prevede la concessione solo per le pubbliche amministrazioni, ed eccezionalmente (in caso di rimanenze) ad altri soggetti.
Per gestire le richieste di cimali ad uso albero di Natale gratuiti, l’Agenzia opera secondo un preciso Atto organizzativo di CESSIONE E VENDITA DI MATERIALE DI PROPAGAZIONE FORESTALE. Per ogni dubbio e chiarimento potranno essere contattate le strutture territoriali dell'Agenzia, ovvero gli URP ed i centralini, secondo quanto riportato qui sul sito nei contatti richiamati a lato. Per dettagli sulla procedura, consultare la scheda informativa del procedimento.
Nota bene: i cimali sono disponibili solo in quelle aree dove si stanno eseguendo dei diradamenti, lavori che variano di anno in anno alternandosi nei territori sardi. In alcuni territori quest'anno non sarà possibile ottenerli.
Avviso per il 2022
Per quanto riguarda gli alberi interi tagliati alla base, da destinarsi al medesimo uso e da concedere gratuitamente, il numero massimo concedibile è di un solo albero. Il termine massimo per le richieste è fissato solitamente al 25 novembre, ma il consiglio per quest'anno è di contattare le strutture territoriali per avere informazioni su eventuali disponibilità residue.
Alberi da coltivazione o da cimali dei boschi locali? E quelli di plastica?
Nel primo caso, gli alberi provengono da piantagioni apposite che, secondo alcune stime, rappresenterebbero il 90% degli abeti natalizi immessi in commercio. Nel comprarli, è importante assicurarsi che il venditore ne certifichi la provenienza, privilegiando specie come Abete rosso o Abete bianco, da coltivazioni nazionali”: se la pianta non arriva da lontano, si accorcia la filiera e si limita l’inquinamento dovuto al trasporto. Il giro d’affari non è secondario: se ne vendono – secondo alcune stime nazionali – oltre 3,5 milioni di esemplari, per una spesa media di 42 euro.
Se si opta invece per i cimali, come accade nel 10% dei casi di chi sceglie alberi veri, si avrà una punta (cimale) di conifera tagliata durante operazioni di diradamento in bosco (nel rispetto di severe norme, su cui vigila il Corpo Forestale). Il cimale, che in genere ha scarso valore di mercato, sarebbe stato lasciato a terra nel bosco o triturato. Usarlo per le feste quindi è un riuso sostenibile.
In ogni caso, per essere sicuri della provenienza, una grande aiuto proviene dalle certificazioni forestali FSC e PEFC, schemi di certificazione che assicurano la massima trasparenza in termini di tracciabilità e rispetto dei territori.
Il "Dopo" natale
L’impegno per un Natale sostenibile non finisce però con le festività natalizie. L’economia circolare richiede infatti il recupero o riciclo nel modo corretto per azzerare gli scarti. Nel caso dell’abete si può cercare di farlo sopravvivere in vaso per riusarlo un altro anno, ma è vietato invece piantarlo nel bosco perché si corre il rischio di alterare delicati equilibri ecologici che regolano le nostre foreste. Se l’albero di Natale non è in condizioni di sopravvivere, va smaltito tra i rifiuti organici: così il ciclo si potrà chiudere con la creazione di compost e fertilizzante per i terreni che magari serviranno alle colture dell’anno successivo.
Alberi di...plastica?
Secondo l’università di Firenze uno dei tanti effetti negativi portati dall’industrializzazione è la produzione di alberi di plastica, la cui diffusione si basa in gran parte su informazioni non corrette. Questi prodotti vengono pubblicizzati come “alberi ecologici”, trasmettendo in modo più o meno diretto il messaggio per cui: “acquistando un albero di plastica si potrebbe salvare un albero vero”. Ma con un albero di plastica si producono tra +1500 e +3800% di emissioni di CO2.
Molti non credono che siano davvero così dannosi per l’ambiente, poichè si riutilizzano, Natale dopo Natale, per più anni. Secondo analisi recenti, la maggioranza degli italiani – il 55% del totale secondo un’indagine Coldiretti – sceglie l’albero sintetico.
Ma un’analisi dell’ateneo fiorentino ha messo in comparazione il ciclo di vita di due prodotti ben diversi, comparando le emissioni di CO2 di un abete prodotto ad Arezzo e di due alberi in plastica di pari misura ma provenienti dalla Cina. Uno in versione "basic" e uno più costoso e ricco di rami. Includendo anche i costi ambientali dell’energia usata per approvvigionare e trasformare i vari materiali in tutte le fasi, incluso il trasporto.
Dunque, anche escludendo le emissioni generate dallo smaltimento delle due tipologie di albero, quello coltivato nelle aziende agricole del territorio ha un impatto sul riscaldamento globale molto ridotto rispetto a quello artificiale.
I conti sono chiari, e mostrano che, pur ipotizzando di sostituire l’albero naturale ogni anno, per pareggiare le emissioni sono necessari 15 anni di riutilizzo nel caso dell’abete artificiale di tipo “base” mentre per quello della tipologia “premium” si arriva addirittura a 38 anni.
(a cura dell'Ufficio Comunicazione istituzionale della Direzione)