Prendere decisioni in situazioni critiche: le "trappole euristiche"

07 Marzo 2023
Bivio lungo il sentiero 302 (Foto C.Mascia)

L'analisi dei processi decisionali fallaci è molto comune nello scialpinismo e nel soccorso alpino, e porta a ragionare in termini di TRAPPOLE EURISTICHE: è utile estendere alla platea escursionistica l'applicazione di questi concetti. 

Conoscere come ragioniamo in situazioni critiche, può aiutarci a fare scelte migliori...

Premesse

Il ricorso alle scienze cognitive (insieme delle discipline che studiano come si formano le nostre decisioni) è molto comune nello scialpinismo e nel soccorso alpino quando si analizzano le cause di incidenti.
Questo piccolo approfondimento esplora in maniera "semplificata" i concetti di euristica e di bias cognitivo applicati all'escursionismo, per trarne un insegnamento.
Potrebbe sembrare "un volo pindarico" calare sul contesto escursionistico concetti più comuni al mondo alpinistico, eppure così non è: sono cose che è utile sapere anche nella conduzione di una escursione impegnativa.

Definizioni semplificate

L'euristica [dal Greco εὑρίσκω, "scopro" o "trovo"] è risolvere i problemi senza seguire un percorso logico, affidandosi all'intuito e alle circostanze per (tentare di) prevedere o dare risposte su qualcosa di ignoto. Sono quindi stratagemmi mentali per arrivare a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo: esattamente quanto cerchiamo di fare in caso di pericolo o in emergenza, laddove il tempo è un fattore-chiave.

Il bias cognitivo è invece quella distorsione delle nostre valutazioni, condizionate da pregiudizi, valutazioni istintive e percezioni sbagliate: può anche essere uno schema di ragionamento non razionale, una via per farsi un'idea di qualcosa che non si conosce, in assenza di informazioni sufficienti. 

Il processo decisionale di un individuo è sempre influenzato dai fattori esterni (tempo disponibile, pressioni, pericoli, giudizio altrui) ed interni (le mappe mentali pre-costituite, l'esperienza e la cultura, i propri valori).  Tutto questo risulta utile (se ben gestito e ponderato) ma può anche causare errori di valutazione.  Nel funzionamento della nostra mente è innata la tendenza a prendere decisioni velocemente con l'aiuto dell'istinto o dell'esperienza: scorciatorie  davanti a "faticose" analisi razionali, i "bias cognitivi" sono quindi la tendenza a inquadrare una realtà "facile" ma soggettiva.
Questi fattori non sono eliminabili (nè sono negativi di per sè): però conoscerli (ed esserne consapevoli) può aiutarci a migliorare le nostre scelte. 

Perchè è importante conoscerle?

I soccorritori e gli alpinisti parlano, in gergo tecnico, trappole euristiche: si usa questo termine per rappresentare le situazioni in cui - ad esempio - gli scialpinisti si espongono al pericolo valanghe affidandosi a scelte troppo irrazionali o a conclusioni empiriche, che portano spesso a valutazioni errate o affrettate. Quando un individuo deve prendere una scelta affrettata in contesti di ansia o paure, sceglie la via apparentemente più facile (e non quella più razionale e sicura).  
La mente umana ragiona così: il bias (la distorsione) non è eliminabile, ma si può tenerne conto "a posteriori" per correggerci e diminuire il nostro errore alla prossima occasione. 

Le scelte euristiche: perchè sono "trappole" ?

Euristico, d'altronde, richiama le previsioni "empiriche" centrate su scelte plausibili, in contesti in cui si rinvia "a dopo" ogni verifica rigorosa: insomma le "trappole euristiche" sono quelle che si celano dietro le scelte frettolose e superficiali, come quelle prese in condizioni di scarsa lucidità o con troppa fretta.

In pratica

Persone inesperte, benchè frequentatori abituali (passivi) della montagna, non riusciranno a ponderare le proprie scelte (ad un bivio, in un cambio di programma, in una situazione di pericolo imprevisto) e non sapranno prendere decisioni sensate. Di fronte a problemi complessi o situazioni impreviste, ci rifugiamo nello status quo (in sardo diremmo "su connottu") basandoci su quanto ha già funzionato nel passato o in circostanze simili. 
L'imprevisto ci fa ricorrere a comportamenti già sperimentati in altre circostanze.

Fare scelte, nelle situazioni reali

Dunque il processo decisionale - nelle situazioni reali - ci porta troppo spesso a far ricorso al metodo euristico ossia a decidere affidandoci a scorciatoie "logiche" basate su poche semplici regole o su esperienze precedenti che evitano lo sforzo analitico (e perdite di tempo) per scegliere, rapidamente, tra più opzioni.

Questi meccanismi mentali, in condizioni estreme, possono addirittura metterci in pericolo (o peggiorare le situazioni che vogliamo gestire): con approccio "istintivo" siamo guidati da percezioni e sensazioni selezionate e filtrate dal nostro inconscio tra quelle di cui disponiamo...ma una chiave scelta a caso non sempre apre le porte giuste.

Chi cade così in una "trappola euristica" di norma si appoggia a due capisaldi mentali: 

1) replica un comportamento familiare 
2) aplica una soluzione che ha già funzionato in passato

Le  "trappole euristiche" portano a:

  • sottostimare le informazioni acquisite e non capire come adattarle al nuovo caso da gestire
  • dare troppa importanza alle emozioni
  • incapacità di percepire le probabilità di un evento 
  • stress che "annebbia" la mente 
  • fidarsi troppo di "consuetudini" anche in situazioni dove sarebbero inapplicabili
  • cercare irrazionalmente di tornare a situazioni più agevoli (che però, in caso di imprevisti, per definizione non sono disponibili)
  • incapacità di capire e adattarsi alla situazione, ed elaborare nuove strategie.

Il RISCHIO non si può eliminare, ma minimizzare si

Il solo addestramento non è sufficiente senza una buona esperienza: l'escursionista "esperto"  è colui che ha avuto l'occasione di memorizzare una serie di situazioni-tipo che faciliteranno il suo processo decisionale, valorizzando competenze tecniche e nozioni. utilizzate in concreto.
L'esperienza dunque fa la differenza: acquisite abilità, si impara ad usarle anche per modificare comportamenti in funzione del vissuto.
Ma l'assidua frequentazione della montagna non assicura, automaticamente, l'accumulo di esperienza sufficiente.  E senza esperienza si incappa in trappole euristiche

Tipologie di escursionisti: a quale appartenete?

Può essere utile, per concludere, richiamare una classificazione molto usata in ambito alpino:

  • INESPERTI: sanno poco o nulla di tutto ciò che è il bagaglio minimo dell'escursionista esperto - meteorologia, orientamento, cartografia, lettura del terreno, pronto soccorso etc...
  • PRINCIPIANTI: posseggono le nozioni base (quelle assenti negli inesperti) ma non sono ancora in grado di valutare e capire quali informazioni sono importanti e come usarle per "scegliere", il loro "bias cognitivo è ancora alto!
  • COMPETENTI: grazie allo studio e all'esperienza iniziano a sviluppare capacità di analisi e discernimento, ma pur disponendo di dati non sanno fare scelte nè prevedere scenari a breve e lungo termine, quindi non sono ancora pronti per fare "scelte" senza cadere in "trappole euristiche" 
  • ESPERTI: sanno riconoscere i problemi ed usano la propria esperienza per uscire con efficacia dalle situazioni critiche, anche utilizzando intuito e immediatezza. Il loro processo cognitivo è ben guidato attraverso i "bias" e tipicamente riescono a non cadere nelle "trappole euristiche".
  • ESPERTI PERCETTIVI: come sopra, ma hanno la particolare dote di cogliere differenze invisibili ad altri (ad esempio un'indicazione sbagliata, un fuori-traccia) per trovare soluzioni non ovvie...una dote che gli permette di andare oltre qualunque "bias cognitivo"!
  • ESPERTI COGNITIVI: sanno cogliere relazioni invisibili ad altri, hanno il problem-solving che serve, nei momenti in cui è necessario
  • ESPERTI BUONI CONOSCITORI: la capacità di prendere buone decisioni deriva dalla vasta esperienza, frutto di un lungo addestramento sul campo e di grandi nozioni (ad esempio: la capacità di orientarsi in un territorio complesso anche senza una traccia da seguire...)
  • ESPERTI DEDUTTIVI: decisori esperti, capaci soprattutto di fare la cosa giusta anche basandosi su pochissimi dati e in situazioni molto incerte (ad esempio: evitare un guado mentre a monte piove, cambiare percorso se non ci sono le condizioni di sicurezza...)
  • ESPERTI CONSIGLIERI: non sanno o non vogliono essere "la guida" ma supportano fornendo informazioni e consigli al decisore (es: in caso di pioggia, suggeriscono di evitare i passagi su placche granitiche...)
  • ESPERTI ATTIVISTI:  il loro metodo è il "fare", e lo applicano sulla base di un patrimonio di esperienze pregresse.

Ciascuno, tenendo presente i concetti di trappola euristica e di bias cognitivo, dovrebbe chiedersi a quale tipologia appartiene davvero, e agire di conseguenza.

Chi non è davvero esperto, scelga accompagnatori esperti prima di affrontare un'escursione impegnativa!

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